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Giornalisti mangiati e vomitati

Sarebbe il caso almeno di non perdersi in cazzate: che Jacobo Iacoboni non avesse l’accredito per entrare o, peggio, che ne avesse uno “finto” come dichiarato dagli organizzatori (ma davvero, sul serio, ve lo vedete un giornalista “fabbricare” un badge finto quando saprebbe benissimo il rumore che farebbe non ottenere l’accredito? E infatti) è una discussione che rende la sua esclusione dalla kermesse casaleggiana di oggi (qui la notizia) patetica oltre che grave.

Iacoboni non è gradito al Movimento 5 Stelle perché contro il Movimento ha speso molte delle sue parole in questi ultimi anni. Può piacere o non può piacere ma la responsabilità editoriale è del suo direttore e, soprattutto, non mi pare che il giornalista abbia mai subito condanne per diffamazione (anzi, sarei curioso anche di sapere se esistono eventuali querele) quindi è sempre rimasto nei limiti della critica per legge.

Vi è antipatico chi parla male del partito che votate? Fatevene una ragione. Ma fatevela in fretta. E magari riflettete sul fatto che è una visione misera, feroce e piuttosto stupida quella di considerare buoni giornalisti i nemici dei vostri nemici e quelli amici. Al giornalismo si risponde con il dibattito, smentendoli con i fatti o se proprio vi sentite così profondamente turbati e danneggiati chiedendo l’intervento delle normali sedi di giustizia.

Lasciare fuori Iacoboni è un autogol che riesce in un colpo solo a legittimarlo ancora di più come “voce contro”, a smentire quella sventolata indignazione di Grillo e compagnia sulle classifiche della libertà di stampa (che ogni anno si meritano chilometrici editoriali dagli ambienti vicini al Movimento 5 Stelle) oltre a porre legittimi dubbi sulla reale autorevolezza di essere pronti per il governo.

Come scrive Lucia Annunziata (“venduta!”, “serva del potere!”, “schifosa!”):

«Il desiderio di controllo del proprio rapporto con l’esterno, quell’anima cospiratoria che vede nel mondo una minaccia continua ai 5Stelle, si è rifatta viva. E la comunicazione, che è sempre stato il principale terreno operativo del lavoro politico di questa organizzazione, è il settore in cui più si nota il cambio di toni. Il rapporto con l’esterno si è fatto di nuovo estremamente cauto, le uscite del leader accuratamente coreografate, i permessi di parlare decisi in maniera totalmente centralizzata, voci dissonanti messe da parte, scelte di uscite sui media funzionali solo al “messaggio”, con un occhio a parlare ai vari settori che devono rafforzare la costruzione di questo “messaggio” – al Pd o alla Lega, o a Forza Italia – più che al pubblico in senso ampio.»

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E non attacca nemmeno la scusa che l’evento di oggi non c’entri nulla con il Movimento 5 Stelle: basterebbe una nota di agenzia di un leader del Movimento perché cessi la polemica, pensateci bene.

E ora, mi raccomando, fatevi sotto con i commenti sul fatto che sia un venduto anch’io. Dimenticando volutamente che il nostro lavoro consiste soprattutto nello scrivere dei governanti (anche se potenziali). Che vi piaccia o no.