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A proposito di autobus

Ha insistito. Si è innervosito. E poi ha preteso che l’autobus non continuasse il suo viaggio. Un sessantenne di Civitella (provincia di Forlì-Cesena) pretendeva che venisse controllato il biglietto di alcuni  passeggeri stranieri. Se l’è presa con l’autista, gli ha chiesto di accostare e verificare di persona e quando quello si è rifiutato ha pensato bene di improvvisarsi controllore chiedendo agli stranieri di mostrargli il biglietto. Mica agli italiani, solo agli stranieri.

Quando quelli si sono rifiutati ha cominciato ad inveire costringendo l’autista a fermare la corsa e chiamare i carabinieri perché le focose intemperanze (razziste, si può dire?) dell’anziano non sfociassero in qualcosa di peggio. È l’aria che tira dalle nostre parti di questi tempi, qui dove in nome della xenofobia (che è razzismo travestito) molti disperati credono di trovare la giustizia sociale prendendosela con altri più disperati di loro. Qui dove stanare uno straniero senza biglietto è l’aspirazione di una moltitudine di sceriffi fai da te che s’imbruttiscono nel cercare conferme dei propri teoremi per poter dire che avevano ragione loro, che “non sono razzisti ma” e che l’invasione (e non la mala politica, i furbi, i mafiosi e i corrotti) è la causa di tutti i mali. Quando l’ultima spiaggia per resistere al proprio disagio è nell’inchiodare gli altri significa che la situazione è terribilmente infiammabile e lassù c’è una classe dirigente che prima o poi dovrà fare i conti con i mostri che ha creato.

I carabinieri hanno denunciato il sessantenne per interruzione di pubblico servizio (l’autobus è rimasto bloccato per più di mezz’ora).

E gli “stranieri” avevano tutti un regolare biglietto.

Buon giovedì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/04/05/a-proposito-di-autobus/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.