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Il grado di civiltà di un Paese (e le sue bugie) si misurano osservando le sue carceri

“Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri”, diceva Voltaire e se non fossimo il Paese in cui nessuno si risparmia di condividere sui social almeno un aforisma al giorno verrebbe da pensare che la frase non l’abbia mai letta nessuno vista la situazione carceraria in Italia.

I numeri del rapporto dell’Associazione Antigone lasciano pochi dubbi: nel 2017 quasi la metà dei decessi avvenuti in carcere sono suicidi (52 su 123). C’è un luogo, nella civilissima Italia, in cui il suicidio è la causa principale di morte. E quei 52 sono solo un piccola parte dei 1123 tentativi di suicidi avvenuti durante l’anno.

Gli atti di autolesionismo sono 9510, con picchi altissimi in alcuni penitenziari: ad Ivrea, tanto per citare un esempio, 109 su 224 detenuti hanno ceduto al farsi del male. E forse non è il caso che nel carcere di Bollate (conosciuto per il regime “a celle aperte”) siano solo 87 su 1216.

Ma c’è altro: diminuiscono i reati (e non ditelo a Salvini altrimenti gli tocca trovare un lavoro) e aumentano i detenuti. Scrive bene l’Associazione Antigone: “E’ evidente come l’aumento del numero delle persone presenti nelle carceri italiane, registrato negli ultimi due anni, nulla abbia a che vedere con la questione criminalità, ma sia figlio di un sistema politico che per accrescere i propri consensi ha fatto leva sulla paura dei cittadini e agitando lo spettro della sicurezza. Elementi, questi, tipici del populismo penale e dell’utilizzo dello stesso diritto penale in senso repressivo e antigarantista, senza – come detto – nessuna efficacia nel prevenire i crimini.”

Il 39% dei detenuti rientra in carcere entro i successivi 10 anni. Il carcere rieducativo, insomma, continua a essere un miraggio. Non c’è un’emergenza stranieri, non c’è correlazione tra i flussi di migranti in arrivo in Italia e i flussi di migranti che fanno ingresso in carcere: negli ultimi quindici anni, a partire dal 2003, gli stranieri residenti in Italia sono più che triplicati mentre il tasso di detenzione degli stranieri è diminuito di tre volte. È bassissimo il numero di carcerati fuggiti dalle guerre di origine siriana o afgana: 144 in tutto.

A guardare la situazione delle carceri in Italia, insomma, verrebbe voglia di condannare più le bugie degli uomini.

Buon venerdì.

 

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/04/20/il-grado-di-civilta-di-un-paese-e-le-sue-bugie-si-misurano-osservando-la-condizione-delle-sue-carceri/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.