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L’abito e il monaco

Ricapitolando, anche se non è di questo che mi interessa parlare: il New York times racconta che la New York University smentisce di avere registrato Giuseppe Conte (premier in pectore del governo Lega-Movimento 5 Stelle) tra i propri corsisti. In realtà alcuni professori hanno però ammesso di avere avuto rapporti con lui. Sembra più una leggerezza di dicitura che una vera e propria bugia.

Poi Cambridge (che compare nel curriculum di Conte) dice di non trovare il nome di Conte tra i propri archivi. Verrebbe da pensare che forse il “perfezionamento di studi” scritto da Giuseppe Conte nel proprio curriculum forse abbia un senso diverso da quello che comunemente si intende.

Sempre di “perfezionamento degli studi di Diritto” si parla nel curriculum riferendosi all’International Kultur Institut di Vienna. Peccato che sia una scuola di tedesco e che, come fanno sapere loro stessi, non abbia nulla a che vedere con il Diritto.

Poi Conte scrive di essere stato «designato» a far parte del Social Justice Group istituito presso l’Unione europea. Peccato che non esista nulla. Esisteva un collettivo nei primi anni 2000 con quel nome dal nome “Social Justice in European Private Law” e che aveva pubblicato un Manifesto che Conte, come molti altri, aveva semplicemente firmato, come si firmano le petizioni online. Martijn Hesselink, capo dei professori che ha coordinato la stesura del documento, ha detto al Post che Conte «non è stato membro del Social Justice Group che ha scritto, firmato e pubblicato il manifesto».

Conte scrive di essere «consulente legale della Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato di Roma»: ha svolto una consulenza, una sola, nel 2008.

Conte dice di essere membro della “Association Henri Capitant des amis de la culture juridique française”: per iscriversi basta pagare una quota. Non ha mai avuto nessun tipo di incarico.

Conte sostiene di avere fondato lo studio legale Alpa (“Dal 2002 ha aperto con il prof. avv. Guido Alpa un nuovo studio legale dedicandosi al diritto civile, al diritto societario e fallimentare”, si legge sul curriculum) e dallo studio fanno sapere che è un semplice collaboratore.

Dalla Duquesne University di Pittsburgh una fonte contattata dal Messaggero, ha fatto sapere che «Giuseppe Conte non è presente nell’archivio come studente dell’università, non ha quindi mai frequentato alcun corso ufficiale. Potrebbe avere condotto le sue ricerche in modo indipendente».

Conte aveva scritto nel suo curriculum di aver «svolto attività di ricerca presso la Duquesne University di Pittsburgh (PA – USA)» nel 1992. Anche l’University of Malta, contattata dal Messaggero, ha confermato che «non c’è traccia che Giuseppe Conte abbia mai fatto parte del corpo docenti permanente dell’università».

Giuseppe Conte, tra l’altro, è stato uno dei sostenitori del metodo Stamina che ha portato alla condanna di Davide Vannoni, promotore di un trattamento sanitario che si è dimostrato senza nessuna base scientifica. Non è stato solo il legale difensore di una famiglia che chiedeva di poter accedere alle fantomatiche cure ma è stato anche indicato anche promotore del comitato che chiedeva di riconoscere il metodo Vannoni.

Ma non è questo che ci interessa. Interessa forse di più l’abitudine (pessima, molto italiana) di gonfiare (o taroccare) un curriculum per imbellettare l’abito che fa il monaco e intanto sciorinare l’appartenza al popolo, la meritocrazia, pensando che l’investitura a presidente del Consiglio non scateni le normali indagini giornalistiche (che invece diventano attacchi dei poteri forti) e senza prendersi la briga di spiegare, semplicemente.

Buon mercoledì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/05/23/labito-e-il-monaco/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.