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Carlo Tavecchio ha molestato Elisabetta Cortani (ma lei è troppo “vecchia”, dice il PM) e non ne parla quasi nessuno

[Misteri del giornalismo italiano e (in fondo) naturale superficialità nell’approccio alle battaglie: quando alcuni mesi fa girò voce che Tavecchio avesse molestato una dirigente del calcio femminile (Tavecchio era presidente della FIGC) tutti i giornali si buttarono a capofitto, divisi come al solito tra chi urlavano “impossibile!” e chi invece si divertiva a entrare nei dettagli spinti per qualche pugno di clic. E in quei giorni che ho conosciuto lei, Elisabetta Cortani. In questi mesi ho vissuto la sua paura di non essere creduta, gli schizzi che le sono arrivati addosso e tutte quelle altre pessime pratiche che vengono utilizzate contro le donne quando denunciano gli uomini soprattutto se sono uomini di potere. Elisabetta ha preferito tacere e denunciare. Sì, denunciare (“denuncia! denuncia!” urlano sempre i giornali fallocrati: ecco, lei ha denunciato). Ora un tribunale dice che le molestie ci sono state. Eppure, non so se notate in giro, non ne parla quasi nessuno. Nel mondo escono il The Guardian e il New York Times ma qui poco o niente. Allora vale la pena rimettere in fila la storia dall’inizio. E lo faccio qui nel mio piccolo blog. Sul perché io lo faccia qui ognuno può fare le proprie considerazioni.]

Ci sono le prove. E c’è anche una denuncia, depositata al commissariato di Polizia di Roma il 24 novembre del 2017. La vicenda delle presunte molestie dell’ex presidente della FIGC Carlo Tavecchio è più di una semplice voce di corridoio e sta tutta scritta nell’esposto che Elisabetta Cortani, presidente della SS Lazio Calcio Femminile, ha inviato alla Procura di Roma. Dentro quelle carte c’è una storia che merita di essere raccontata, insieme al materiale video e audio che lei stessa ha registrato nell’ufficio di Tavecchio in occasione di uno dei loro incontri su suggerimento di un esponente delle forze dell’ordine.

Elisabetta Cortani è una dirigente molto conosciuta nel calcio femminile italiano: iscritta alla FIGC fin dal 2004 nell’anno successivo rileva la Lazio femminile che si trovava sull’orlo del fallimento. In quel periodo a presiedere la Lega Nazionale Dilettanti (che governa anche tutto il comparto del calcio femminile) c’era fin dal 1999 Carlo Tavecchio, che  poi l’undici agosto del 2014 diventerà presidente della FIGC. Un rapporto che, come racconta Elisabetta Cortani, sarebbe iniziato con un «atteggiamento molto distaccato» per diventare negli anni sempre «più cordiale» e sempre «meno improntato al rigido protocollo comportamentale in vigore all’interno della FIGC» fino a scivolare, nell’ultimo periodo, in «apprezzamenti» che sarebbero avvenuti «sempre – come racconta Cortani – nei momenti in cui non vi erano altre persone presenti». I temi degli incontri sono più o meno sempre gli stessi: le difficoltà del settore femminile, le iniziative da intraprendere e la cessione del titolo sportivo per il campionato di serie B femminile al presidente della Lazio Claudio Lotito, avvenuta nel 2015.

Cortani è un elemento vitale e attivo: nel maggio del 2015 il calcio femminile viene travolto dalle dichiarazioni del nuovo presidente della Lega Nazionale Dilettanti Felice Belloli (succeduto a Tavecchio dopo l’elezione di quest’ultimo a capo delle FIGC) che dichiarò pubblicamente di non voler dare ulteriori fondi al calcio femminile etichettando le giocatrici come «quattro lesbiche» e Cortani, lo racconta lei stessa, «indignata per tutto ciò e soprattutto per come venivano trattate dai vertici istituzionali le tesserate» decide di farsi portavoce di una gran numero di squadre del calcio femminile e chiede un incontro a Tavecchio per svincolare il settore femminile dalla Lega Nazionale Dilettanti.

Il primo incontro contestato risale proprio a quell’occasione. Il presidente Tavecchio l’avrebbe ricevuta nella sala d’aspetto al quinto piano della sede della FIGC a Roma in via Allegri perché, secondo il racconto della vittima, nel suo ufficio sarebbero state presenti altre persone. «Ha immediatamente chiuso la porta – denuncia Elisabetta – e, mentre continuava a parlare, passava davanti alle finestre chiudendo tutte le tende», poi si avvicinò e «mi mise le mani addosso toccandomi il seno dicendomi testualmente – ti trovo in forma, che belle tette che hai – e cercando di baciarmi sulle labbra». Elisabetta racconta di essere rimasta pietrificata, basita per quelle avances che seppur intuite nel tempo ora erano diventate così esplicite e violente; apre la porta della stanza e scappa. In auto, ad aspettarla, c’è il suo compagno. Lei scoppia in una crisi di pianto, lui sconcertato la invita a denunciare. Lei decide, per il momento, di non denunciare e nella sua deposizione ci sono poche parole che contengono tutto: «per mille problemi, ovvero, per paura».

Passano i mesi. Elisabetta decide di iscrivere la sua S. S. Lazio Calcio Femminile al campionato regionale per la stagione 2016-17 e proprio per questo nei primi giorni di agosto del 2016 deve rincontrare Tavecchio. Questa volta però decide di tutelarsi: consigliata da alcuni esponenti delle forze dell’ordine si munisce di un paio di occhiali in grado di videoregistrare l’incontro e in tasca ha un registratore. Per questo il loro dialogo è stato in parte registrato in video e totalmente registrato in audio.

Siamo al quinto piano della FIGC. Dopo l’ingresso della Cortani nel proprio ufficio Carlo Tavecchio comincia a raccontare della sua salute, della pressione mediatica e delle vicissitudini della nazionale maschile. Poi, improvvisamente, cambia tono: “sei in forma, scopi tanto!”. Elisabetta racconta: «talmente sono rimasta imbarazzata e interdetta da tale affermazione che non so per quale motivo ho risposto in modo secco. “Abbastanza”, ho detto». Il presidente non si scompone, allunga la mano per toccarle il seno e senza accorgersene disattiva la telecamera nascosta. Da qui in poi rimane comunque l’audio dell’incontro. «Ho cercato di respingere ogni avance con diplomazia – racconta Elisabetta Cortani – anche perché mi trovavo di fronte al Presidente della FIGC di cui sono tesserata ma nonostante i miei sforzi lui mi ha baciato velocemente e inaspettatamente per poi pulissi le sue labbra con le mani. Io gli ho detto (come si sente dall’audio nda) “non ho il rossetto”. E non solo. Quando Elisabetta fa per andarsene Tavecchio avrebbe cercato di spingerla sul divano vicino all’entrata dell’ufficio: «cercava con forza di spingermi sul dicano palpandomi contemporaneamente su tutto il corpo tanto che io cercavo di bloccarlo con una scusa, cercando di parlare di altre cose. Gli ho anche detto “Presidente ma è tutto aperto, smettila!” E lui mi ha risposto “…e chi se ne frega, non ci vede nessuno”. Elisabette si divincola e scende dal palazzo. In auto questa volta ad aspettarla oltre al compagno c’è anche la figlia: «sono scoppiata in una crisi di pianto. Mi sono vista umiliata e ferita profondamente come donna da un rappresentante istituzionale, dal mio Presidente, la persona che dovrebbe tutelarci».

È un fiume in piena mentre ripercorre quei momenti: Elisabetta Cortani è un misto altalenante di paura e indignazione. Sa bene che questa storia è un tormento di cui difficilmente riuscirà a liberarsene e, soprattutto, ha già vissuto la gogna: il 21 novembre scorso si è confidata con la giornalista Federica Seneghini del Corriere della Sera e la notizia di presunte molestie di Tavecchio (senza nessun riferimento all’identità della vittima) aveva già scatenato la solita, prevedibile orda difensiva. Qualcuno è anche risalito al suo nome ma lei aveva deciso di rimanere nell’ombra in attesa che si muovesse l’autorità giudiziaria: «un dirigente della FIGC nei giorni in cui uscì la notizia mi chiamò consigliandomi di smentire. Mi disse che “il presidente avrebbe sicuramente gradito”». Del resto all’uscita della notizia furono in molti a praticare un sinistro silenzio e il solito arroccamento difensivo: il presidente del CONI Malagò (che a Elisabetta Cortani non ha mai concesso un appuntamento per discutere di questa vicenda) il 22 novembre ha detto di avere chiamato Tavecchio “innanzitutto perché sono una persona educata – si legge in una nota di agenzia – e poi gli ho dato la mia solidarietà. Non do giudizi, ma senza elementi certi la componente umana prescinde dal ruolo che ricopre”; nessuna parola dal ministro Lotti e in più c’è il disinvolto tentativo di qualcuno (anche su questo punto le denunce sono in corso) di lucrare sulla vendita del materiale audio e video. La reazione alla denuncia di una donna molestata anche in questo caso assomiglia terribilmente allo scenario degli ultimi mesi, così è Elisabetta a temere di essere giudicata: «qualcuno potrebbe ritirare fuori la storia del mio ex marito (condannato per reati di droga) per cercare di screditarmi. Eppure con tutti i suoi problemi è un padre meraviglioso per i miei figli e sta pagando il suo conto con la giustizia», mi dice con un filo di voce. Qualcuno prova a raccontare che quella vecchia notizia del Corriere su Tavecchio (perché da noi invecchiano subito le notizie di cui si preferisce non parlare) fosse un bufala visto che non ci sono né prove né denuncia.

E invece ecco le prove. E la denuncia. Il 28 marzo il Pubblico Ministero della Procura di Roma Francesca Passaniti ha dichiarato chiuse le indagini preliminari riconoscendo le molestie e chiedendo al GIP l’archiviazione “ritenendo l’azione improcedibile per la tardività della querela” e non ravvisando nella figura dell’ex presidente Tavecchio la qualifica di pubblico ufficiale (come invece aveva chiesto l’avvocato di Elisabetta Cortani) che avrebbe permesso di rientrare nei termini. Secondo il PM infatti “è evidente che le ragioni dei due incontri […] seppur si siano svolti nell’ambito di vicende che riguardavano genericamente profili organizzativi o di promozione del calcio femminile, non rientrano nell’attività in senso stretto di «esercizio di pratica sportiva», e non tendevano direttamente allo scopo la cui attuazione può (eventualmente) determinare l’inserimento dell’attività svolta dalla Federazione nell’ambito della struttura pubblica del CONI”. E non è tutto: secondo il PM Elisabetta Cortani sarebbe troppo vecchia per essere intimidita. Sul punto l’avvocato della Cortani ha già annunciato opposizione al GIP e dichiara di intravedere a tutti gli effetti la possibilità di un’azione civile: il PM infatti riscontra nella registrazione dell’incontro tutti gli elementi contenuti nella denuncia.