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Un governo di scafisti

Se è scafista chi mette in pericolo delle vite umane per un tornaconto personale, che siano soldi o che sia potere, allora Matteo Salvini e Danilo Toninelli ieri hanno vinto il premio internazionale di scafisti del giorno: usano persone per accrescere la propria credibilità, tengono in ostaggio dei disperati e la chiamano trattativa politica, gli uomini e le donne e i bambini per loro diventano cose da spremere per ottenere un risultato.

Se è scafista chi vende per agevole un’azione rischiosa, potenzialmente mortale, minimizzandone i rischi e normalizzando il dolore allora per il governo italiano, guidato da quei due, è stato un’ottima banda di scafisti: ci hanno detto che le persone “stanno tutte bene” su una barca in cui sta terminando il cibo, dove ci sarebbero almeno una quindicina di donne incinta, alcuni feriti per le angherie subite. Stanno tutti bene, dicono quelli. Anzi, Salvini ha addirittura detto di avere proposto il trasbordo di donne e bambini. Proposta mai arrivata alla nave, dice la portavoce di Aquarius. Ognuno decida liberamente chi mente tra i due.

Se è scafista chi utilizza la violenza per ottenere a tutti i costi un obiettivo allora Salvini che esulta per una nave deviata in Spagna è uno scafista. Toninelli che esulta per la storica vittoria politica è uno scafista. E la cosiddetta vittoria è patetica oltre che malsana: vale quanto vincere una gara sui 100 metri puntando una pistola in testa al giudice di gara.

Se è scafista chi distorce la realtà per convincersi (e convincere) dell’ineluttabilità delle proprie azioni allora Salvini e Toninelli che gridano vittoria ma dimenticano che una nave italiana con 1000 migranti sbarcherà nelle prossime ore valgono come quelli che in Libia promettono un’accoglienza dignitosa alle loro vittime. Le bugie, del resto, sono l’humus indispensabile per i crimini. Sempre. È una bugia tutto quel bel discorso dei 5 miliardi di euro che Salvini insiste nell’indicare come spesa per i migranti (da tagliare) omettendo il fatto che non sono soldi dell’Italia (ma un deficit concesso dall’Europa proprio per gestire i flussi migratori) e che non possano essere usati per altro.

Intanto la Aquarius è ferma da 24 ore in attesta di istruzioni. E la domanda rimane la stessa: ma se dovesse morire qualcuno, chi ne risponde?

Loro, gli scafisti.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/06/12/un-governo-di-scafisti/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.