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Il silenzio degli intellettuali (no, non tutti, ovvio) sulla melma qui intorno

Benvenuti nell’estate 2018, quando Claudio Marchisio e Francesco Totti diventano l’argine nazionalpopolare alla merda che ogni giorno viene sparsa dai vomitatori d’odio (esclusi i fine settimana, avete notato? perché il week end è sacro quasi come l’aperitivo) e intanto rimbomba l’assenza degli intellettuali prêt-à-porter, quelli che tutti i giorni sui loro account social o nelle ospitate televisive ci propinano le loro fondamentali idee sul cibo, sull’abbigliamento, sul caldo d’estate e sul freddo d’inverno, sulle molestie subite dagli altri, sulla simpatia di Renzi e dei genitori di Renzi e dei cugini di Renzi, sul bere molta acqua, sui programmi in prima serata, su quanto sia rivoluzionario il Papa, su quanto fosse forte Maradona, sui litigi di tronisti e grandifratelli, sulle loro ex mogli, sull’educazione dei figli, su Corona e don Mazzi, sulle troppe tasse, sulle parolacce che si possono dire ma le bestemmie invece no e non hanno nulla da dire, niente di niente, nemmeno una foto su Instagram, su questo tempo in cui si augura la morte ai profughi, si spera che affondino i barconi, ci si chiede perché Saviano non sia ancora morto, si discetta sugli stupri che devono capitare alla Boldrini e ci si ingegna nell’analisi lessicale delle cazzate di qualche ministro fingendo di non sapere che certa retorica serva solo come miccia per accendere la feccia.

Abbiamo i personaggi pubblici meno riservati degli ultimi cinquant’anni, ne conosciamo i gusti sessuali, le intolleranze alimentari e i soprammobili in salotto ma non riescono a dire una parola, prendere una posizione sulle piccole disumanità in scia di un partito che pur essendo azionista (di minoranza) del governo instilla una guerra continua, giorno dopo giorno, in campagna elettorale permanente intenta ad agitare le folle. Sia inteso: non è obbligatorio essere contro questo governo per dichiararsi estranei alla ferocia che si annusa nell’aria ma è obbligatorio ribellarsi (sì, è obbligatorio, e come dice giustamente Roberto Saviano “chi non prende parte ora sarà colpevole per sempre”) al razzismo becero di chi considera l’etnia e la provenienza geografica un valido motivo per morire e essere lasciati morire.

Personaggi televisivi che da anni ci impartiscono lezioni di benpensantesimo da tutte le reti televisive preferiscono parlare della penuria di ombrelloni piuttosto che lasciarsi scappare un giudizio sul presente, sacerdotesse della domenica pomeriggio (quelle maestre dei selfie a culo di gallina con gli ospiti politici e di giudizi censori sullo scibile umano) galleggiano tranquille nella melma di questi giorni, opinionisti apodittici (di politica, calcio, tennis, moda, reality anche tutto contemporaneamente) scrivono messaggi privati per esprimere una solidarietà che non renderebbero pubblica nemmeno sotto tortura, saggisti tuttologi che vendono sugli scaffali futuri apocalittici ma trovano potabile il presente.

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