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La ‘ndrangheta e i criminali nella curva del Milan

(il solito bravissimo Davide Milosa per Il Fatto Quotidiano)

Nonostante il campionato sia in vacanza, sulle gradinate dello stadio Giuseppe Meazza tira aria di burrasca. E’, infatti, proprio in queste settimane che si decidono conferme e nuovi ingressi dei gruppi ultras in curva Sud. Un risiko complicato da concordare, in parte, anche con la società Milan. Il settore storico è quello blu (primo e secondo anello). I guai in realtà arrivano dalla parte opposta dello stadio milanese, ovvero il secondo anello verde, occupato dagli ultras dell’Inter, quando gioca la Beneamata. Con i rossoneri in casa, invece, una fetta cospicua è ad appannaggio di un nuovissimo gruppo del tifo organizzato, ovvero i Black devil. E’ su di loro e su un tentativo di espandere la propria egemonia anche nella Sud (primo anello) che da settimane la Digos ha alzato il livello di guardia. Allo stato non vi sono fascicoli aperti o indagati, ma solo un monitoraggio teso a comprendere (e a prevenire) uno scenario che, ancora una volta, mischia pericolosamente dinamiche da stadio con quelle più decisamente criminali con profondi agganci nel milieu mafioso lombardo. Tra gli esponenti di primo piano del gruppo c’è, infatti, Domenico Vottari detto Mimmo. Lui, classe ’69, originario di Melito Porto Salvo, scontati diversi anni di carcere, anche per omicidio (ma non per mafia), è tornato a occuparsi dei suoi affari a Cesate, hinterland a nord di Milano. Diverse le informative dell’autorità giudiziaria che lo collocano in contatto con personaggi di spicco della ‘ndrangheta nel nord Italia.

Allo stadio può contare sul fidato amico Moreno Fuscaldo, anche lui già indagato in alcune inchieste di droga. E su un nutrito gruppo, composto da diversi pregiudicati, anche per rapina. I reati sono diversi. Tra i vari addirittura truffe informatiche a livello internazionale e furti di dati sensibili, triangolando con gruppi criminali russi. Senza contare, ovviamente, i reati da stadio con un bel carnet di Daspo. Qualcuno durato oltre tre anni con divieto di assistere a partite in tutta Europa. Insomma, un gruppo ultras, il cui nucleo fondatore (non certamente tutti gli iscritti), sostengono le forze dell’ordine, assomiglia tanto a una “batteria criminale” e che ora punta a conquistare un posto al sole in curva. Obiettivo, fanno sapere gli investigatori, consigliato direttamente dalla Calabria e avversato da chi nella Sud ci sta da tempo. Fonti confidenziali ritenute molto credibili dalla polizia giudiziaria hanno spiegato che il no, spalleggiato da personaggi vicini alla potente cosca Papalia, è legato anche al fatto che i Black devil contano non più di 50 persone. Il muro contro muro, però, preoccupa. Di certo la composizione di parte dei Black devil è una cosa mai vista, nemmeno ai tempi della scomparsa della Fossa dei leoni (era il 2006) con l’ingresso dei Guerrieri ultras (oggi Curva sud) capitanati da Giancarlo Lombardi detto Sandokan, il quale sarà indagato in un’indagine per riciclaggio con manager già vicini al clan palermitano Fidanzati. Lombardi è anche in rapporti con Loris Grancini, capo dei Viking della Juve, oggi in carcere con pena definitiva a 13 anni per un tentato omicidio. Grancini, come spiegano alcune informative dei carabinieri, è a sua volta in contatto con un importante fiduciario delle cosche Sergi e Papalia, e alla famiglia Lamarmore referenti della ‘ndrangheta a Limbiate e in Lombardia (uno di loro sarà insignito della carica di Mastro generale). Oggi Lombardi bazzica poco lo stadio, “ma resta – spiega un investigatore – ancora il garante della curva”. Al suo posto c’è Luca Lucci. O meglio c’era, perché Toro, questo il suo soprannome, è stato arrestato per spaccio il 4 giugno scorso. Suo fratello Francesco risulta, invece, indagato per tentata estorsione assieme alla moglie. I due sono stati fermati il 29 giugno scorso a Milano dalla Digos. Due anni fa con un piano ben studiato Luca Lucci e compagni si erano presi anche il primo anello blu, andando contro a un gruppo con importanti agganci criminali, rapporti con narcos calabresi della zona di Bareggio e con referenti milanesi legati al boss barese Savinuccio Parisi. A sigillare la vittoria, lo striscione i Nativi di Milano. Adesso, però, altri pretendono spazio.

Torniamo allora a Vottari. Il suo nome compare nell’inchiesta Marcos. Fascicolo antidroga nato su segnalazione della Dea americana. Dalle informative dell’indagine Hermanos, invece, emergono i contatti mafiosi di Mimmo Vottari. Il 13 febbraio 2009 viene controllato dai carabinieri all’interno di un bar. Con lui il fratello Giovanni, ma anche Salvatore Muscatello, nipote dell’omonimo Salvatore, per decenni eminenza grigia delle ‘ndrine al Nord. E poi Pasquale Macrì, già condannato per mafia e vicino al clan Muscatello. Infine il platiota Domenico Agresta, “imparentato con Salvatore Romeo (…) attuale capo bastone della locale di Assago”. Alle comunali del 2009, poi, Vottari, spiegano i carabinieri, si spenderà per portare voti a un candidato che sarà poi eletto sindaco di Senago e a un altro politico che in Calabria frequenta persone “affiliate alla cosca Mancuso”. Entrambi non saranno mai indagati. Scrivono i carabinieri nel 2011: “L’organizzazione criminale promossa (…) dai fratelli Vottari (Domenico e Giovanni, ndr) dedita all’importazione e spaccio di cocaina (…) aveva il controllo del territorio di Cesate (…) e mirava ad assumere anche il controllo del Comune di Senago (…) acquisendo la gestione ed il controllo di attività economiche, procurando per sé e per altri voti in occasione delle consultazioni elettorali del 6 e 7 giugno 2009”.

Questo il profilo di Mimmo Vottari, il quale dopo la politica e gli affari, vuole prendersi lo stadio e il controllo di uno dei gruppi ultras più importanti e storici d’Italia. Per questo, spiegano gli investigatori, ha incontrato Luca Lucci (prima del suo arresto): per discutere l’ingresso al primo anello blu. Richiesta respinta, anche grazie alla presenza di personaggi vicini alla cosca Papalia di Buccinasco. Questa la fotografia che allo stato risulta agli inquirenti. La questione sembra, dunque, risolta. Il timore, però, resta forte. Tanto che ci sono già stati contatti informali per abbassare il livello dello scontro. Alla fine, però, la faida potrebbe diventare un’alleanza, visti i buoni rapporti tra alcuni luogotenenti dei Vottari e i pretoriani della curva Sud.