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‘A livella: indicare il fango degli altri per sembrare puliti

La nuova via di scampo, la più in voga al momento, per evitare di argomentare una difesa e non essere costretti a prendersi le proprie responsabilità è nel trovare qualcuno di peggio in giro e sperare che la feroce indignazione popolare trovi abbastanza soddisfazione per placarsi. Sta accadendo in queste ore con i cinquanta milioni di euro “spariti” dalla Lega di Salvini (“e allora il Pd?” ormai è diventata una frase buona per tutte le occasioni, come le profezie di Fassino quando c’è da risollevare una serata) ma accade anche ogni volta che qualche politico viene indagato o arrestato e accade ogni volta che si discute delle qualità di qualcuno.

La livella non è più la morte come nella celebre poesia di Totò: è lo schifo. Più schifo riescono a cogliere in giro e più si sentono in diritto di fare schifo, come se l’asticella della dignità e della potabilità delle proprie azioni si abbassasse ogni giorno di qualche centimetro: se c’è gente che chiede di affondare i barconi quelli che si limitano a non piangere i morti in mare si considerano quasi degli umanisti. Se c’è qualcuno che è stato arrestato per mafia quelli che semplicemente sono amici di mafiosi (o ne sono stati per anni alleati di governo) possono addirittura fingersi degli eroi contro la criminalità. Raccontano i grandi evasori fiscali e così le loro piccole corruzioni valgono come un paio di multe per divieto di sosta.

È un’irrefrenabile corsa verso il peggio in cui il sapere o il senso di responsabilità sono diventati un’onta, dove la morale è essere più furbi degli altri riuscendo se possibile a essere peggiori, dove conta avere in tasca la storia di qualcuno meno preferibile di te per considerarsi assolti. E così, rotti gli argini, si sfaldano anche le parole: il ministro degli Interni dichiara di voler prendere a bastonate i mafiosi usando il loro stesso vocabolario, la calunnia è l’unico metodo di critica, l’insinuazione rivenduta come analisi, l’appartenenza è una qualità, la delazione un’arma politica sdoganata e la violenza un’accettabile e legittima difesa.

Una moltitudine di cercatori di fango che insozzano l’ambiente intorno sperando di ricavarne profumo personale. E mentre tutto deperisce l’unica speranza è trovare nuovi e più turpi disperati. Una decrescita infelice che ci rivendono come Rinascimento.

Buon giovedì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/07/05/a-livella-indicare-il-fango-degli-altri-per-sembrare-puliti/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.