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Nominala invano: la mafia secondo Salvini

Alla fine gli è toccato scendere a Foggia. Dodici braccianti morti (sedici in pochi giorni) sono troppi anche per lui che vorrebbe per decreto cancellare i negri quando sono vittime e ripopolare invece gli stranieri delinquenti senza i quali non saprebbe come esistere. Così il ministro dell’inferno Matteo Salvini ha impegnato tutta la sua propaganda che riesce a mungere per invertire la realtà a proprio uso e consumo ma la sua conferenza stampa è un perfetto esempio dell’ignoranza con cui si approccia al fenomeno mafioso (come a molti altri) da perfetto piazzista.

Per sconfiggere la mafia foggiana, dice il ministro, svuoterà i ghetti poiché ancora una volta gli viene comodo convincerci che un problema si cancelli intervenendo sulle vittime piuttosto che sui carnefici. Secondo Salvini, in sostanza, nel Paese che da sempre ha le mafie inserite nei più alti livelli della politica e dell’imprenditoria il problema sarebbero i braccianti. Probabilmente Salvini pensa che i boss mafiosi (prendete quello che vi ispira di più: il super boss Matteo Messina Denaro o per restare in zona  i Libergolis di Monte S. Angelo, gli Alfieri e i Primosa, i Romito di Manfredonia e le famiglie dei Tarantino e dei Ciavarella di San Nicandro Garganico solo per dire alcuni) si occupino della raccolta dei pomodori come attività principale per accumulare ricchezze. Nel Paese di Andreotti, di Berlusconi tramite Dell’Utri, di Cosentino e dei suoi rapporti con i casalesi, il ministro ha trovato la formula magica per sconfiggere la mafia: svuotare i ghetti. Poi probabilmente proporrà di chiudere in casa le vecchiette per debellare gli scippi agli anziani.

La mafia secondo Salvini è un’entità che gli hanno raccontato da bambino, un uomo nero che basta chiudere gli occhi e pensare a qualcosa di bello per scacciarla via e un fenomeno che interessa la manovalanza piuttosto che le dirigenze. Non contano niente gli imprenditori che preferiscono la mafia allo Stato per non doversi fare carico dei diritti dei lavoratori. Non contano nulla gli ipermercati che la mafia costruisce (e talvolta gestisce) per ripulire il denaro. Non gli interessa, no. Forte con i deboli e debole con i forti.

E invece ha ragione Di Maio: nel foggiano (come in molte altre zone d’Italia) bisognerebbe riuscire a far rispettare la legge. E indovinate un po’ chi è il ministro preposto al rispetto della legge? Sì, lui, Salvini.

Buon mercoledì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/08/08/nominala-invano-la-mafia-secondo-salvini/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.