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Se una Casa internazionale delle donne è più pericolosa di CasaPound

I giornali di destra (che non hanno nulla a che vedere con quella che era la destra liberale di questo Paese ma che oggi si definiscono destra per essere condonati nel loro perpetuo bullismo) l’hanno definita una provocazione eppure la lettera del sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci indirizzata alla sindaca di Roma Virginia Raggi, al Prefetto di Roma Paola Basilone e al ministro dell’inferno Matteo Salvini è piuttosto chiara. Pascucci chiede di sgomberare l’immobile al numero 8 di via Napoleone III, a due passi dal Viminale, “occupato dal 2003 dal movimento politico CasaPound – si legge nella lettera – che ha trasformato tale immobile pubblico nella sede ufficiale del partito”. Il palazzo abusivamente occupato tra l’altro è anche adibito a comoda abitazione da Simone Di Stefano, leader di CasaPound, che al momento della presentazione delle liste per le politiche del 2013 ha dichiarato come residenza anagrafica proprio via Napoleone III, civico 8. C’è anche la moglie del presidente Gianluca Iannone, Maria Bambina Crognale, imprenditrice della ristorazione che alla Camera di Commercio nel 2014 aveva dichiarato quello stesso domicilio.

Dice Pascucci di aver sentito il bisogno di scrivere perché “come sindaco io voglio essere tranquillo che il ministro dell’Interno intenda far rispettare la legge ovunque questa venga infranta – afferma Pascucci –  senza andare a colpire qua e là. Per questo motivo ho inviato questa lettera e mi aspetto una risposta forte e decisa come quelle date finora sui migranti o sui campi rom. Sono certo che Salvini farà rispettare la legge anche ai neofascisti di CasaPound”.

A questo proposito, tra l’altro, risulta curioso che proprio la sindaca di Roma Virginia Raggi stia spingendo per chiudere la Casa Internazionale delle Donne (che invece un affitto lo paga, pur non riuscendo a rispettare tutto il dovuto) motivando la propria scelta con il refrain della legge uguale per tutti, come se l’attività pluriennale di un presidio fondamentale del femminismo nazionale fosse un bene da valutare al chilo al pari di un affitto qualsiasi.

La politica però è molto più semplice del troppo rumore che ci si costruisce attorno: che la Casa Internazionale delle Donne abbia già ricevuto lo sfratto mentre l’abusiva sede di CasaPound stia imperterrita nella propria tranquillità è un fatto. Che la richiesta di legalità di un piccolo sindaco diventi una provocazione è un altro fatto. A ognuno le sue conclusioni.

Buon lunedì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/08/06/se-una-casa-internazionale-delle-donne-e-piu-pericolosa-di-casapound/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.