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Il buono, il brutto e il Casalino

Dunque la notizia del giorno è lo sfogo maleducato e incazzoso (oltre che inopportuno) di un portavoce del potente di turno nei confronti dei giornalisti. Chiaro: che Rocco Casalino sia l’ennesimo bullo che sfoggia un raro senso di impunità per la posizione che si ritrova ad occupare è al di fuori di qualsiasi possibile dubbio. Se ci pensate, in fondo, è una perfetta rappresentazione della casta: occupa un posto ottenuto per nomina (quando Casalino tentò di candidarsi per le elezioni regionali in Lombardia dovette ritirarsi per il malpancismo all’interno del Movimento 5 Stelle, il che è tutto dire), guadagna uno sproposito (meritato, dice lui, ma la meritocrazia certificata dal beneficiario fa ridere già solo a scriverla) e soprattutto gode di un’autorevolezza data dall’incarico, mica dalla propria storia. Casalino sarebbe il nemico giurato dei partiti di governo, se non ne facesse parte. E vabbè. Tra l’altro, se ci pensate, Casalino è costretto agli straordinari: fare il portavoce di un premier pressoché invisibile è qualcosa che ha a che fare con la creazione piuttosto che con il semplice lavoro da bottega.

Però, fatemelo scrivere, questa levata d’indignazione da parte di tutti ha anche qualche sfumatura patetica, da parte di certuni. Casalino non ha inventato un metodo: Casalino interpreta (maluccio) la parte che molti prima di lui hanno tenuto con la stessa arroganza, consapevoli che il giornalismo (certo giornalismo) ha ottimi rapporti con il potere solo se accetta di esserne il megafono e il cameriere. I portavoce dei potenti (mica solo in politica) conoscono molto bene le platee a cui si rivolgono e sanno perfettamente con chi osare e con chi no: sono molti i giornalisti che ritengono la propria mansueta vicinanza al potere una garanzia sul futuro. Non vuole essere una giustificazione ma credo che i bulli in fondo li abbiamo creati anche noi, elemosinando diritti come se fossero favori non solo nel campo del giornalismo ma in diversi settori. I Casalini (e i tanti bulli prima e intorno a lui) fioriscono concimati dalle teste chine, dalle schiene curve, dalla propensione alla gratificazione sottomessa.

Per questo al di là del (giusto) sdegno per gli audio in cui il portavoce del premier si lamenta del suo ferragosto rovinato dai morti seppelliti dal ponte mi piacerebbe sapere quanti articoli invece siano inquinati da indirizzamenti calati dall’alto eppure rivenduti come giornalismo. Mi piacerebbe sapere quanti retroscena non siano altro che bisbiglii riportati in pagine per fare contento qualcuno. Mi piacerebbe sapere se non fosse opportuno avere uno slancio per dirci, guardandoci negli occhi, che sarebbe il caso di liberarsi sì dei bulli ma anche dei loro camerieri.

Ma è il tempo in cui bisogna restare sempre in superficie e quindi tutti addosso a Casalino. Aspettando il prossimo. E illudendosi che l’opposizione stia nell’individuare un tipo che questa volta appartenga alla fazione avversa.

Buon martedì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/10/02/il-buono-il-brutto-e-il-casalino/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.