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L’acqua della Ferragni

Nella pesca pasturare consiste (non me ne vogliano i pescatori per la descrizione semplicistica) gettare del cibo in acqua per attirare i pesci e facilitare l’abboccamento. Pasturare costa poco (basta spargere un po’ di mangime) e garantisce effetti immediati: è un buon investimento, insomma.

La moderna pasturazione fuori dall’acqua, per chi è in cerca di fama, è sfruttare l’argomento del giorno (anche se si tratta di un’inezia, anzi soprattutto se si tratta di un’inezia) per spandere un po’ di moralismo a caso fingendo di trattare dei massimi sistemi. Ed è curioso che comunque non ci sia lo slancio (almeno da chi riveste un ruolo pubblico di responsabilità) di provare ad alzare la discussione insistendo piuttosto sullo schiacciamento, la banalizzazione, la soddisfazione degli istinti.

L’acqua della Ferragni ad esempio. Il tema forse non è la Ferragni ma l’acqua in bottiglia e l’anomalia tutta italiana: un business che in Italia muove qualcosa come 10 miliardi di euro (2,8 miliardi solo per quelli che imbottigliano) di fronte a canoni di prelievo alla fonte che portano alle casse pubbliche tariffe che arrivano al massimo a 2 millesimi al litro. L’Italia è prima in Europa e seconda nel mondo per consumo di acqua in bottiglia: una pacchia per i privati (che hanno un ricarico di 250 volte per ogni bottiglia) con un evidente impatto pubblico (di soldi persi, di danni per l’ambiente dovuti alla plastica e al trasporto su gomma e molto altro).

Per fare un piccolo esempio: stabilire un criterio nazionale che fissi a 2 centesimi al litro il prezzo dell’acqua prelevata alla sorgente (un canone che sarebbe comunque irrisorio) porterebbe alle casse dello Stato circa 280 milioni di euro all’anno che si potrebbero reinvestire sulla tutela della risorsa idrica e provando a incentivare il consumo dell’acqua del rubinetto, magari sistemando anche i nostri disastrati acquedotti. Tanto per schiodarsi da qual secondo posto nel mondo (dietro solo al Messico) che di fatto ci fotografa come Paese che ha regalato l’acqua al commercio dei privati.

Perché l’acqua della Ferragni, se volete, potete tranquillamente non comprarla ma il sistema di acque in bottiglia che incombe sul Paese invece lo paghiamo. Eccome.

Buon mercoledì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/10/10/lacqua-della-ferragni/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.