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Una scarpa, un leghista e una ciabatta

C’era una volta il mito delle suole consumate, valeva per l’attività politica, per il giornalismo, per i venditori di mestiere e per i viaggiatori infaticabili lavoratori. La fatica veniva misurata dai metri percorsi, come una certificazione non detta della bontà del lavoro svolto, e nell’attività politica il comiziare di piazza in piazza era sinonimo di presenza sul territorio. Non so se sono vecchio io ma ricordo esattamente anche le lunghe assemblee in cui i circoli di centrosinistra si interrogavano sulla presenza dei leghisti in mezzo alla gente, con una punta di invidia.

Bene, sappiate (nel caso in cui ce ne fosse ancora bisogno) che ieri si è svolto invece l’ennesimo episodio da premio Oscar della nuova presenza utile per sfamare la propaganda: l’esibizione della sguaiatatezza, con sprezzo del senso del ridicolo e addirittura con la fierezza di chi ha compiuto un’idiozia. A esserne stato protagonista è stato un eurodeputato leghista piuttosto onomatopeico (Angelo Ciocca, che scriviamo per onore di cronaca ma a cui non daremo la soddisfazione di essere ripetuto nemmeno mezza volta da qui alla fine dell’articolo) che in risposta alla bocciatura dell’Europa nei confronti della manovra scritta dal governo italiano ha pensato bene di interrompere la conferenza stampa del commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, imbrattando i suoi appunti con una scarpa. Ha scritto lo scarparo leghista:

«A , HO CALPESTATO (con una suola Made in Italy!!!) la montagna di BUGIE che ha scritto CONTRO il !!! L’Italia merita RISPETTO e questi lo devono capire, non ABBASSIAMO PIÙ LA TESTA !!! Ho fatto bene ???»

Balzano all’occhio piccoli particolari, oltre all’idiozia del gesto: le maiuscole a casaccio per alzare la voce come quelli che non ascolta più nessuno per l’abitudine alle loro troppe cretinerie; i troppi punti esclamativi come prolungamento della propria mascolinità come se fossero un SUV ortografico; la confusione tra il non essere d’accordo il non avere rispetto come concetto evoluto che dovrebbe essere già dei bambini alla scuola elementare; la bambinesca domanda finale (“Ho fatto bene ???” con il solito errore di spazi) che è il manifesto dell’arretratezza politica e dell’inadeguatezza culturale di chi cerca soci nel clan per non sentirsi solo e quindi sentirsi più intelligente.

Caro leghista, hai fatto bene: stai in un partito (e in un momento storico) in cui un rutto attira più like di un ragionamento ben scritto. Vomitate ciabatte e le chiamate riforme. Continua così, alimenta pure lo stesso gorgo che vi trascinerà a fondo. Le macchiette, del resto, con il tempo diventano solo degli aloni di cui vi vergognerete in futuro. Noi, dalla nostra, cominciamo già a vergognarci per te.

Buon mercoledì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/10/24/una-scarpa-un-leghista-e-una-ciabatta/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.