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«Lascia senza respiro, persiste nell’anima e trapassa il cuore»: Gabriele Ottaviani recensisce “Carnaio”

di Gabriele Ottaviani

Tanto questi li hanno contati a spanne, non fatevi vedere e buttateli via.

Il primo l’ha trovato Giò impigliato fra gli scogli bassi all’attaccatura del pontile il quindici di marzo quando alle cinque e quarantadue del mattino rientrava dalla pesca, mentre il secondo, sotto uno dei lettini chiusi del Bagno Aristo, Fitto, il bassotto Kaninchen della signorina Lilly, che in questo modo si è guadagnata anche l’intervista, per cui ha messo un tailleur nero che ne accentuava il pallore e un foulard che ne sottolineava il seno, del fascinoso divo tv locale, l’anchorman Frediano Cattori. Ma il conto sale, sale, sale, non si ferma, e durante la consueta messa cantata domenicale, dinnanzi al sindaco Peppe Ruffini, come sempre in prima fila con la moglie – che tradisce ma penetrando l’amante di turno preferibilmente da dietro, così se non la vede in faccia si sente meno in colpa – Claudia, il figlio Lino, la nuora Fulvia e i nipoti vestiti alla marinara, dinnanzi al commissario Ciro Magnani, dinnanzi a Piermario Tondini con qualcuno dei suoi sette figli e la terza delle sue consorti, dinnanzi a tutto il paese invoca con veemenza il timor di Dio Don Mariangelo. Che ama vedere il suo gregge in ginocchio di fronte a sé. Soprattutto certe pecorelle. Soprattutto per certe particolari pratiche devozionali. E il conto sale, sale, sale, non s’arresta. Quale conto? Quello dei morti. Dei disperati che il mare che lambisce la località di DF scaraventa, di onda in risacca, di risacca in sciabordio, sull’arenile. E da cui gli onesti cittadini, visto che da Roma nicchiano, si ingegnano pian piano per trarre sempre maggior squallido profitto… DF siamo noi, è la nostra società. DF è Carnaio, il nuovo ottimo – ma non è certo una novità – romanzo tripartito – I morti, I vivi, La fine – e tragicamente credibile e attuale di Giulio Cavalli, edito da Fandango. Si legge in un baleno, ma lascia senza respiro, persiste nell’anima e trapassa il cuore.

(Fonte)