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Diritti. Ma televisivi

Mi par di capire che l’indignazione del giorno sia (giustamente) la prossima finale della Supercoppa italiana di calcio che si svolgerà il prossimo 16 gennaio a Gedda, ridente località dell’Arabia Saudita, e che vedrà di fronte Juventus e Milan per giocarsi il trofeo.

Tutto nasce da un avventato comunicato stampa della Lega Calcio (gestita con la cura di una bocciofila di qualche dopolavoro) che esulta i biglietti andati “letteralmente a ruba” e che specifica come i settori previsti allo stadio siano solo due: quelli indicati come «singles» sono riservati agli uomini mentre quelli indicati come «families» sono misti per uomini e donne. Donne solo se accompagnate, parrebbe di capire dalle comunicazioni ufficiali.

È notevole l’idiosincrasia tra chi dipinge le facce dei propri calciatori per richiamare l’attenzione sulla violenza contro le donne e poi, dopo pochi mesi, sembra disposto a svendere comportamenti di civiltà pur di incassare i ricchi rimborsi dei diritti televisivi. Si propongono di esportare il calcio italiano e nel frattempo importano le peggiori tradizioni.

Si è levato, come prevedibile, un coro di proteste bipartisan da tutte le parti: la difesa (a parole) delle donne e il calcio sono un binomio troppo ghiotto per lasciarselo sfuggire. Però forse il discorso sarebbe un po’ più ampio della prevedibile sottomissione femminile piuttosto prevedibile: l’Arabia Saudita è quello stesso Paese che bombarda con noncuranza i civili in Yemen (con bombe marchiate RWM e prodotte serenamente in Sardegna) ed è quello stesso Paese che ha tagliato a fette il giornalista Jamal Khashoggi nel suo consolato a Istanbul, colpevole di essere stato critico nei confronti del principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammad bin Salman e del re del paese. Un omicidio che, al solito, prima è stato negato e poi, di fronte a prove evidenti, derubricato a diverbio.

Insomma basterebbe avere letto un po’ di cronaca internazionale negli ultimi mesi per sapere che l’Arabia Saudita non è certo patria del diritto e dei diritti. Forse sarebbe il caso di ricordarsi dei tanti civili in Yemen (ricordate le terribili foto di bambini uccisi che ciclicamente farciscono i giornali per combattere il calo di clic e di indignazione?) e del depistaggio di Stato per nascondere l’eliminazione della voce scomoda di Kashoggi. Perché l’Arabia Saudita, vista per intero con uno sguardo largo, faceva schifo come sede di una finale di coppa ben prima del settore per soli uomini.

O no?

 

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2019/01/04/diritti-ma-televisivi/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.