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Le leggi fondamentali della stupidità umana

«È stato grazie al progresso che il contenibile “stolto” dell’antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporaneo, personaggio a mortalità bassissima la cui forza è dunque in primo luogo brutalmente numerica; ma una società ch’egli si compiace di chiamare “molto complessa” gli ha aperto infiniti interstizi, crepe, fessure orizzontali e verticali, a destra come a sinistra, gli ha procurato innumerevoli poltrone, sedie, sgabelli, telefoni, gli ha messo a disposizione clamorose tribune, inaudite moltitudini di seguaci e molto denaro. Gli ha insomma moltiplicato prodigiosamente le occasioni per agire, intervenire, parlare, esprimersi, manifestarsi, in una parola (a lui cara) per “realizzarsi”. Sconfiggerlo è ovviamente impossibile. Odiarlo è inutile. Dileggio, sarcasmo, ironia non scalfiscono le sue cotte d’inconsapevolezza, le sue impavide autoassoluzioni (per lui, il cretino è sempre “un altro”); e comunque il riso gli appare a priori sospetto, sconveniente, «inferiore», anche quando − agghiacciante fenomeno − vi si abbandona egli stesso».

Se coltivassimo il vizio della memoria terremmo ben stretto questo scritto del 1985 di Carlo Fruttero e Franco Lucentini. In quegli anni doveva accadere ancora tutto il marasma politico più o meno recente (il berlusconismo, il leghismo, il renzismo, il salvinismo e tutti gli -ismi che possono venirvi in mente) eppure traspare già tutta la Storia recente. Erano chiaroveggenti? No, per niente. Si chiama memoria storica (i più arditi si azzardano ancora a chiamarla cultura) e serve per evitare nel presente gli errori del passato o, più semplicemente, serve per possedere chiavi di lettura collettive che si formino sullo studio e non sempre e per sempre sull’esperienza.

Il cretino, purtroppo per noi, è spesso uno stupido che ha avuto successo. Come scriveva Carlo M. Cipolla:

«È un gruppo non organizzato, non facente parte di alcun ordinamento, che non ha capo, né presidente, né statuto, ma che riesce tuttavia ad operare in perfetta sintonia come se fosse guidato da una mano invisibile, in modo tale che le attività di ciascun membro contribuiscono potentemente a rafforzare ed amplificare l’efficacia dell’attività di tutti gli altri membri».

Il professor Cipolla (che si aggiunse nel nome quella M puntata per non essere confuso con un suo collega omonimo) scrisse anche le “cinque leggi fondamentali della stupidità umana” (non inorridite, non fu uno studio, fu un divertissement) che recitavano:

  1. Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.
  2.  La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona.
  3. Una persona stupida è una persona che causa un danno a un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.
  4. Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, ed in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore.
  5. La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista.

Senza prenderlo (e prendersi) troppo sul serio. Ecco tutto.

Buon mercoledì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2019/01/09/le-leggi-fondamentali-della-stupidita-umana/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.