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Les Fleurs du Mal recensisce #Carnaio

Di Alessandra Micheli, fonte

Troppo presi da noi stessi per riflettere su due parole che in fondo, hanno perduto tutta la loro carica ideale.

Mi chiedo spesso cosa davvero significa oggi essere umano. 

Oggi si è solo se si appare, si è nello scenario coreografico dei reality, si è solo con una manciata di like. 

Per un nome su una copertina, per un intervista, un ospitata. Siamo cosi legati alla tecnologia che siamo solo postando foto su instangram.

Anche il cibo, un tramonto non è più qualcosa di profondamente nostro,ma di tutti. 

Uno scatto, non è più una foto da tenere nel cassetto perché ha immortalato, congelato un momento. 

E’ solo merce, per gridare al mondo che esisti. 

Ma se devo gridarlo, se devo sgomitare per farmi riprendere dal grande occhio, io allora davvero esisto?

Se prima ero solo pensando, se prima ero solo sciogliendo il cuore per un emozione, per lacrime cocenti persino su una delusione politica, su un libro, un una carezza o una notte d’amore.

E ci sentivamo vivi ascoltando canti che non avevano altro che la stessa passione che avevamo rinchiusa nel cuore. 

E oggi invece è tutto cosi artefatto, cosi stantio e perfettamente di plastica. Uomini di plastica, sentimenti di plastica, sorrisi resi fissi da un botulino che lo ripeto, non è più estetico ma dell’anima. 

Che per non invecchiare perde i suoi naturali moti interiori, onde e maree, burrasche e uragani, cosi necessari per smuovere tutto quel marcio che sulla superficie si forma. 

Lo sapete no? 

I riflussi permettono al mare di non stagnarsi con alghe o relitti o residui. Il mare è il nostro io, l’inconscio oscuro di Jung, la nostra mente cosi fervida ma anche cosi betoniera da ospitare ogni cazzata, ogni orrore. E allora le onde dei pensieri le spazzano via, le portano a riva e aspettano i gabbiani, gli spazzini a ripristinare il ciclo. 

Ma quando l’onda ci porta il simbolo della nostra distruzione, della nostra decadenza, rende manifesto l’inferno che noi, non un Satana, un Lucifero, un Seth abbiamo creato, allora la speranza si rannicchia piangente, recisa, ferita. 

E singhiozza sul sogno perduto di un umanità che vibra, il cui cuore pulsa di compassione. 

Un umanità che ha tradito Dio vendendo se stessa e l’altro, suo specchio, per una manciata di soldi. 

Blood money lo chiama Bon Jovi, soldi per comprare la coscienza, per vendere l’altro in prospettiva di un grande unico bussiness, capace di portarci fuori dalla banalità e dalla mediocrità. 

Blood money quando i soldi sono fatti sulla sofferenza dell’altro.

Su una finta giustizia. 

Sono creati dalle guerre, dalle vite delle persone, ree di cercare anch’esse un momento di gloria o si sole che noi, la parte perfetta dell’umanità gli neghiamo. Blood money per comprare il nostro silenzio complice, per renderci partecipi della spettacolarizzazione della morte, della disperazione. 

Del resto sono solo corpi, morti, perché oramai neanche il decesso ha la sua dignità. 

E’ spettacolo, è solo opportunità per gli avvoltoi di ingrassare le loro flaccide pance. 

Mentre tutti noi diventiamo finalmente protagonisti, le comparse sono quei cadaveri di gente venuta da fuori. 

Gente straniera, che serve al politico per mendicare una manciata di voti o per riabilitare una fedina penale che gronda lordura. 

Per il prete che si sente migliore e riesce per un attimo a non guarda il verme trionfante che si ciba della sua carità. 

Tanto basta un rosario, tre ave marie e io pulisco e suppuro la mia anima.

Ma l’anima non c’è più fuggita altrove, perché anche lei non riesce a vedere l’onda di morte che insozza le nostre coste, le nostre vite, che insozza noi stessi. In questo libro l’umanità muore. 

O forse non esiste da tempo. 

Blood money è quello che conta. 

Il business prende il posto dei nostri sogni. 

Non si vola più nel cielo della speranza. Si cammina a terra come polli da macello. 

L’onda dei morti arriva, ma noi siamo sordi. 

Sordi perché chiusi nell’egoismo di chi si sente privilegiato. 

E invece finire nella parte fortunata del mondo è un caso, un disegno del destino che forse, voleva spronarci a guarda con coraggio le nostre imperfezioni, e prendere l’ardua di scelta di navigare verso un altro porto, dove la puzza di Marcio è nascosta dall’odore del maestrale. 

Guardo i comizi, le lotte tra chi sostiene l’immigrato come risorsa o come fastidio. 

Che noia questi morti di fame! 

Che noia le loro lamentele sulla guerra.

Una guerra che però serve alle nostre macchine veloci, che permette all’imprenditore di pasteggiare a champagne e caviale, all’altro di sentirsi meno fallito. 

E chi considera un uomo una risorsa economica, una merce è soltanto un demone peggiore degli incubi che combattevano gli esorcisti fissati nella cacciata del demonio. 

Beh mammona è tra noi e cammina fiero tra le nostre strade. 

Non la sentite la risata?

Non avvertite il suo osceno olezzo?

Avrei dovuto recensire questo libro non di pancia.

Lodando lo stile dell’autore. 

Omaggiando la sua coraggiosa CE. 

E invece sono solo incazzata. 

Perché la realtà è che siamo troppo vigliacchi per evitare che l’onda di morti ci sommerga, che le acque della nostra coscienza straripino di colpa, fino a morirne.

Siamo troppo comodi nelle nostre poltrone, fissati con liti e reality per smettere di considerare l’altro come oggetto, utile alla nostra bestiale corse verso il successo. 

A costo di tutto. 

A costo della compassione. 

A costo di noi stessi.

Blood money. 

Ecco cosa stringiamo. 

Ecco cosa alimenta il nostro finto benessere. 

Blood money. 

E ora prendete in mano la pala e iniziate a seppellire la vostra coscienza. 

Hey Patty Garret 

ecco come ti chiamano. 

Dicono che mi stai cercando.

Ho sentito che ti hanno premiato con un distintivo di argento

Ti hanno pagato, per avere in cambio il mio sangue. 

In fondo questo non riguarda la nostra amicizia. 

Non riguarda me o te

Quando il potere chiama

i confini della giustizia cambiano

e non esiste nessun confine tra fratelli

Fa ciò che devi senza tirarti indietro

mi chiedo cosa sarebbe successo se tu fossi stato il killer e io l’eroe

Le cose sarebbero state le stesse

Anche io ti avrei venduto 

Avrei barattato la tua vita per la mia?

Avrei pagato I miei debiti con quei soldi insanguinati?

Non lo so. 

Fa cosa senti, non tirarti indietro 

Soldi, soldi insanguinati 

Cosi LI CHIAMO 

Perché vedi soldi in cambio di sangue non è uno scambio equo

Soldi soldi insanguinati 

Comprato e venduto 

Ma vedi la tua coscienza è poi l’unica cosa che puoi portare con te nella tomba. 

Bon Jovi ( libera traduzione)

E noi novelli Patty Garrett, una coscienza non l’abbiamo più.