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Istruzioni per difendersi dagli abusi di questo tempo

Dall’ultima settimana di novembre anche il 409 è diventato spesso teatro di controlli mirati, come racconta Stefania di Link Roma che si è trovata a subire ispezioni della sua borsa più volte nell’arco di poche settimane: «Inizialmente i controlli riguardavano soltanto gli uomini di colore, ma poi si sono estesi anche alle donne, di ogni età. Spesso a salire sull’autobus sono due agenti in divisa, ma altre volte sono arrivati in sette, altre volte in borghese, mostrando il distintivo e chiedendo di aprire le borse. Il resto della popolazione dell’autobus ti guarda fisso cercando di capire se ti porteranno via o ti lasceranno lì.  Una signora l’ultima volta che è successo mi ha chiesto perché stesse succedendo solo a noi, e le ho risposto: “Niente di grave signora, sono solo negra, non si preoccupi, questo qui non lo sapeva che non ho niente, gli altri ormai mi conoscono tutti, mi hanno già controllata più volte”».

26 Gennaio, Francesco Armenio, studente: «Scendo dal tram a porta Maggiore. Alla fermata ci sono sei poliziotti che salgono e iniziano a fare controlli. Il criterio è semplice: i bianchi vengono lasciati stare, ai neri vengono chiesti i documenti e, se hanno una borsa, viene perquisita. Un ragazzo viene fatto scendere e identificato. Alla mia richiesta di spiegazioni mi viene prima chiesto di allontanarmi, poi, visto il mio rifiuto, mi viene detto che “ogni extracomunitario che transita per porta Maggiore è passibile di sospetto”. Alle mie proteste per l’affermazione evidentemente razzista vengo prima a mia volta identificato e poi minacciato di denuncia per aver detto che stanno contribuendo al clima di razzismo nel paese. A quanto pare, avendo detto che obbediscono agli ordini di un ministro razzista, avrei “usurpato (sic!) un’alta carica dello Stato”. Il ragazzo è stato lasciato andare insieme a me. Non hanno trovato nessun motivo per trattenerlo, altra dimostrazione che il controllo fosse assolutamente ingiustificato, e dettato solo dal colore della pelle. Ciononostante uno dei solerti agenti non ha potuto fare a meno di dirgli con fare minaccioso di “stare attento” a quello che fa e di comportarsi bene perché “in Italia ora funziona così”. Questo è il clima che si respira in questa città, ed è insopportabile. Io però mi sono stancato di starmene zitto e buono».

La storia di Nadia: «Sono Nehad Awad, ho 26 anni e sono una studentessa e mediatrice culturale. Sono nata e cresciuta in Italia ma, nella percezione altrui, resto comunque straniera. Nella mia vita, diverse volte mi sono trovata ad essere oggetto di battute a sfondo razziale. Tutti i giorni, nella mia attività di mediatrice, mi trovo a confrontarmi con migranti che subiscono violente discriminazioni e vessazioni. Il razzismo esiste e lo si percepisce ad ogni angolo e molto spesso a mettere in campo pratiche discriminatorie sono proprio le forze dell’ordine. Solo, per fare qualche esempio, nell’arco dell’ultimo mese, a Roma Est, mi è capitato di assistere a tre diverse, discutibili, operazioni di polizia. La prima, sulla Prenestina, a danno di due ragazzi di colore che stavano tranquillamente aspettando il 412 seduti sulla panchina della fermata. Sono stati avvicinati da due agenti in divisa che, prima, hanno chiesto loro i documenti e successivamente hanno ispezionato i loro zaini. Non trovando nulla. Una settimana fa, invece, stavo sul Tram 14; a piazzale Prenestino salgono due agenti in divisa che cominciano ad ispezionare, senza identificare, le borse di tutte le persone di colore presenti. Era interessante notare come le forze dell’ordine si soffermassero solo sui “negri”, donne e uomini indipendentemente dall’età. I “bianchi” non erano minimamente toccati dai controlli. Mi sono “permessa” di chiedere agli agenti il perché di quella operazione apertamente discriminatoria, mi hanno risposto che non era di mia competenza e che se avessi continuato mi avrebbero portato in commissariato. Infine, tre giorni fa, salgo nella metro C a Gardenie, vicino a me era presente una famiglia senegalese composta da madre, padre e due bambini di 5 e 3 anni. Un agente delle security ha chiesto loro, dentro il vagone, i biglietti della metro. Ancora una volta, bisogna precisare che i biglietti sono stati chiesti solo a questa famiglia e non al resto dei presenti. In realtà la famiglia aveva un regolare abbonamento che ha fatto visionare all’agente security, quest’ultimo però non contento ha scortato la famiglia all’uscita della metro Malatesta, conducendola dinanzi a dei militari che hanno controllato la regolarità dei documenti. La famiglia aveva tutto in regola, tanto che alla fine gli agenti sono stati “costretti” a lasciarli andare».

Ma è legale tutto questo? Sì e no.

Le ispezioni e le perquisizioni compiute dalle forze dell’ordine in violazione delle norme che le regolano, possono integrare il reato di “Perquisizione e ispezione personali arbitrarie” punito dall’art.609 del Codice penale, che comporta la reclusione fino ad un anno per il pubblico ufficiale che esegue una perquisizione o un’ispezione personale “abusando dei poteri inerenti alle sue funzioni”, pertanto puoi denunciarlo. C’è un sito, da cui abbiamo raccolto tutte queste storie, che è Alterego – Fabbrica dei diritti ed è merce rarissima in tempi di quest’aria avvelenata. Sono eroici. Davvero, eroici. E informati. E sempre disponibili a informare.

Non subite. Non tacete.

Buon venerdì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2019/02/08/istruzioni-per-difendersi-dagli-abusi-di-questo-tempo/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.