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Altro che “pirati”, è “legittima difesa”

Dunque a detta del ministro dell’Interno Salvini il Mediterraneo sarebbe solcato da pericolosi pirati che hanno dirottato verso Malta un mercantile, l’Elhiblu1, il cui equipaggio avrebbe voluto riportarli in Libia. Pericolosi pirati che sono stati tenuti sotto tiro dal temibile esercito marittimo maltese finché, su 108, cinque di loro sono scesi in manette «senza opporre nessuna resistenza» dicono gli organi ufficiali.

Che non si capisca che si preferisca essere arrestati a Malta piuttosto che ritornare nelle prigioni libiche è una cosa che mi fa esplodere il cervello. Sono andato a rileggermi gli atti dell’ergastolo che si è preso (qui in Italia, eh) Osama Matammud, detto Ismail, uno dei carcerieri libici. Di lui la Boccassini (che ne ha di pelo sullo stomaco) disse «non ho mai visto un orrore simile».

Tra le testimonianze si legge:

«Ismail si divertiva a picchiarci sempre – racconta uno dei testimoni del processo di cui non si è accorto nessuno – con sbarre di ferro, bastoni, tubi di gomma e calci e pugni. Si accaniva, io più volte l’ho visto con dei tondini di ferro pieni, di quelli che si usano per i lavori di muratura, spaccare le caviglie e i polsi di molte persone». «A volte accendeva un sacchetto di plastica sopra la schiena, facendo colare la plastica incandescente, altre volte torturava con le scariche elettriche. Io stesso sono stato portato nella “stanza delle torture”. Ismail per me aveva trovato una tortura particolare. C’era un punto della stanza dove passava il sole dall’alto dato che questa stanza era in un edificio in parte scoperto. In questo punto della stanza faceva caldissimo. Ismail mi legava mani e piedi dietro la schiena e mi lasciava per ore sdraiato per terra finché mi disidratavo e orinavo addosso».

Ismail che sceglieva le ragazze, tutte le sere: entrava nello stanzone dove si sta tutti ammassati, nuotando nelle proprie feci, e sceglieva le più carine. Si sentivano le urla, dicono, dalla stanza delle torture. E si sentivano le donne, urlare anche loro, finché lo sfinimento non vinceva. E allora si faceva silenzio tutto intorno, fino alla sera successiva. Ismail che se non arrivavano i soldi allora alla fine i prigionieri diventavano solo un costo, perché tocca mantenerli, perché non avrebbero mai potuto proseguire nel viaggio e dare merda da mangiare comunque costa: Ismail che chi non pagava veniva impiccato e poi da morto buttato in mezzo agli altri come un sacco di iuta afflosciato anche se ancora pieno di tendini, come ammonimento a non sgarrare.

E poi ci si chiede perché dirottano su Malta? Questi non sono pirati. Questa è legittima difesa. A proposito.

Buon venerdì.

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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2019/03/29/altro-che-pirati-e-legittima-difesa/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.