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Il coraggio di essere felice

Sono questi, davvero, i nuovi resistenti. Quelli che prendono decisioni liberandosi dal senso comune, andando controcorrente, e non si sentono salmoni ma semplicemente in pace con se stessi, anche sassi, se servisse.

Mi sto innamorando di chi ha il coraggio di essere felice e di dirlo agli altri, senza remore, non tanto accontentandosi come vorrebbero lassù ma proprio non accontentandosi: ribadendo punto per punto che tra i diritti conclamati che si sono ammuffiti c’è la felicità, come se fosse un privilegio troppo grande. E alla fine molti di noi hanno cominciato a pensare di non potersela permettere, la felicità.

E invece parte tutto da lì, da quell’apertura dei nostri pori che dovrebbero smetterla di rimanere rinchiusi e stizziti, spaventati dall’aria.

Amo quelli che si commuovono e non si nascondono il viso con la mano. Amo quelli che si dicono farò di più e farò meglio. Amo quelli che stringono le borse della spesa e dentro c’è un regalo per loro o per qualcuno che amano. Amo quelli che vedono a colori, anche se gli altri gli dicono di smetterla, si imbevono di colori e profumano di persone intere, in mezzo a queste mezze vite che cercano disperatamente di completarsi.

Se chiedo qualcosa per Natale, chiedo il coraggio di essere felice.