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Ora voglio raccontarvi una cosa

Mi si perdoni l’uso privatistico del buongiorno ma in fondo sono convinto che il nostro funzioni proprio perché sia così intimo, personale, attaccabile in ogni modo.

Sono terrorizzato dalla sensazione di vivere in un tempo in cui niente ha peso, niente ha valore, niente conta se non quello che finisce sui giornali.

Mi spiego: una persona, una persona qualsiasi, che abbia preso una decisione coraggiosa che gli è costata molto in termini di potabilità personale oggi risulta un cretino. Un cretino vero. Uno che ci ha messo del suo per risultare terribilmente attaccabile.

Chi fa del bene è uno sospettato di avere troppo tempo per fare del bene, troppe energie, pagato sicuramente da qualcuno.

Chi scrive troppo in profondità è qualcuno che ha troppo tempo per andare in profondità ed è sicuramente pagato da qualcuno. Un sospetto. Uno schifoso. Uno da tenere alla larga.

Il dubbio vero è che in tutto questo odio, in queste curve di tifosi che si sputano addosso, non ci sia nemmeno lo spazio per provare a dire qualcosa di sensato, di pensato, di pesato.

È tutto un rincorrersi di vendette, spinto al limite all’odio precostituito.

E così se domani qualcuno dirà qualcosa di lontanamente intelligente finirà inghiottito dalla battaglia.

Ecco, uscire da questo è il primo gesto di intelligenza.

Provarci senza remore, insieme, è il primo passo per ricostruire.

Leggete quello che leggete. Pensatelo. Pesatelo.

Senza pregiudizi e senza remore.

Farà bene a tutti.

Buon giovedì.

 

L’articolo Ora voglio raccontarvi una cosa proviene da Left.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2019/09/12/ora-voglio-raccontarvi-una-cosa/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.