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L’indignazione 2, il ritorno

Come nei film, tipo Lo squalo, che a forza di sequel sono andati avanti per decenni anche le autostrade italiane stanno diventando una serie stradatelevisiva che però non appassiona nessuno. Provoca danni, stupore, morte, spavento, solo che qui è tutto vero e non c’è il sangue finto a colorare le scene d’azione.

Era il 14 agosto di un anno fa quando il Ponte Morandi crollava con 43 morti e 566 sfollati e ci ricordiamo tutti perfettamente le parole della politica, degli esperti e degli opinionisti su quella terribile tragedia: “che non accada mai più”, dicevano a reti unificate. E invece? E invece continua ad accadere. Non ci sono i morti, per fortuna, e quindi l’associazione con quello che è successo non è così facilmente immediata però il contesto di altri pezzi di strade e autostrade è criminale esattamente come un anno fa.

L’Autorità giudiziaria (badate bene, mica gli amministratori o il ministero, no, l’Autorità giudiziaria) l’altro ieri aveva deciso di chiudere un pezzo dell’Autostrada A 26 (collega Genova a Alessandria, sì, sempre Genova) e l’inchiesta della Procura sui viadotti sembra che stia raccogliendo dati allarmanti. La situazione nel resto d’Italia non è dissimile.

Le strade che percorriamo sono insicure. È una frase spaventosa anche solo a scriverla, figurarci passare su quelle strade.

Avviene però qualcosa di curioso: un anno dopo ci si indigna, ancora, come se non fosse passato un anno. Accade sulle autostrade ma se ci pensate ciclicamente su diversi argomenti: morti, lutto, indignazione, promessa, niente e poi si ricomincia di nuovo con i nuovi morti. Per carità, è vero che alcuni problemi sono complessi e di difficile risoluzione ma risulta piuttosto ridicolo, per non dire addirittura patetico, che i protagonisti dell’indignazione siano sempre gli stessi (il caso Mose con Zaia ne è un fulgido esempio): proprio come in una serie televisiva si ripetono gli eventi e non cambiano gli attori ma al contrario di una serie televisiva qui i personaggi che “falliscono” rimangono in sella a farci gustare il loro prossimo “fallimento” e si indignano sempre come se fosse la prima volta, come se la memoria valesse al massimo per qualche settimana.

E pensavo che deve essere proprio facile governare così, con un condono ogni mese che cancella i ricordi, come il raggio di Ritorno al Futuro. Ed è proprio difficile farsi governare così, da popolo immemore che confida nel caso.

Buon mercoledì.

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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2019/11/27/lindignazione-2-il-ritorno/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.