L’Alto commissariato delle Nazioni Unite ieri ha annunciato che abbandonerà la struttura di raccolta e partenza (Gathering and departure facility – Gdf) a Tripoli, sotto il diretto controllo del governo perché, ha spiegato il capo della missione Jean-Paul Cavalieri, temono «che l’intera area possa diventare un obiettivo militare, mettendo ulteriormente in pericolo la vita dei rifugiati, dei richiedenti asilo e di altri civili» essendoci a pochi metri le esercitazioni dell’esercito.
In questi giorni qualche ministro continua a rassicurare in merito a un negoziato tra Italia e Libia che nei fatti non è mai iniziato. È quel ministro che si è tolto la cravatta qualche giorno fa rinunciando al ruolo di capo politico del Movimento 5 stelle e che vorrebbe essere discontinuo senza interferire con gli equilibri precedenti: un alambicco vuoto, insomma.
Il prossimo 2 febbraio il governo Conte bis perpetuerà il patto tra Italia e Libia che fu sottoscritto da Gentiloni (sì, da Gentiloni). Un patto vergognoso che gronda sangue e che ha aperto le porte di fatto al fetido cattivismo di questi ultimi anni. Un patto di cui si continua a non conoscere l’entità e economica e che in violazione alla nostra Costituzione (art. 80: «Le Camere autorizzano con legge la ratifica dei trattati internazionali che sono di natura politica, o prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari, o importano variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di leggi») non è passato dal Parlamento. Un accordo economico che nessuno riesce a controllare.
Si sa che più della metà dei migranti scappati dalla Libia sono stati riportati nell’inferno libico. Eppure il diritto internazionale dice che la Libia non è sicura. Eppure in Libia a causa della guerra ci sono 350.000 sfollati e centinaia di morti e di feriti.
Questi pensano di battere le destre vincendo le elezioni regionali in Emilia Romagna e poi facendo la destra al governo. Da mesi il PD ci propina i suoi messaggi via social di solidarietà ai profughi e di contrarietà ai patti con la Libia (come ai decreti Sicurezza) e si è dimenticato che è al governo. Da mesi ci parlano di discontinuità e non si vergognano nemmeno.
Ha ragione Emergency quando dice «L’Italia dice di aver fatto la sua parte, ma non è così. Non ha mantenuto la promessa di modificare il memorandum rendendo il nostro Paese complice – se non il committente – delle innumerevoli violazioni dei diritti umani perpetrate in Libia».
Anche le Sardine si lamentano (a proposito: perché non convocare le piazze anche su questo?)
E intanto tutto scorre, sangue incluso. Complici, altro che discontinui.
Buon venerdì.
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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.