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C’è ma non la vedono (la mafia)

I decreti che servono per gestire la pandemia non possono non tenere conto dell’infettività mafiosa in Italia e dell’esperienza che le cosche hanno accumulato sul campo. E invece mai nemmeno un accenno dal governo e dalle opposizioni

Il 12 maggio una maxi operazione ha portato agli arresti 91 persone sparse tra Sicilia e settentrione d’Italia; con un sequestro patrimoniale di circa 15 milioni di euro ma soprattutto una mafia che dimostra di avere tutti gli strumenti per sfruttare la pandemia del Covid-19 e di saperli usare perfettamente per sfruttare la crisi dovuta alla quarantena e alle nuove disposizioni. Angelo, Giovanni e Gaetano Fontana sono tre fratelli che fanno parte dell’omonimo clan dell’Acquasanta, famiglia storia di Cosa Nostra a Palermo, la stessa che Tommaso Buscetta aveva descritto come una delle più pericolose. Secondo gli inquirenti i tre fratelli «sono, da tempo, insediati nella realtà del capoluogo lombardo dove praticano forme di riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti, conseguiti con le estorsioni, il traffico di stupefacenti e il controllo del gioco d’azzardo».

Ma il punto interessante è un altro. «È emerso – scrive il Gip Piergiorgio Morosini nell’ordinanza di custodia cautelare – come i gestori di un supermercato si siano prestati a sovvenzionare la consorteria attraverso la vendita a credito di prodotti di consumo a persone segnalate dal sodalizio, per poi essere pagati con fondi provenienti dalla società cooperativa Spa.Ve.Sa.Na., società operante presso i Cantieri navali sotto il pieno controllo della famiglia Fontana. Disponendo di ingente liquidità e di complici commercianti, i componenti della famiglia mafiosa e i loro fiancheggiatori sarebbero in grado di soccorrere tanti lavoratori “in nero”, privi di fonti di reddito e difficilmente raggiungibili da ogni forma di sostegno alternativo da parte dello Stato (per esempio i buoni alimentari)». Se fosse tutto confermato in sede processuale, eccola qui la mafia che sfrutta il coronavirus per ingoiare bocconi di economia legale proprio mentre barcollano sotto il peso delle difficoltà economiche.

L’assistenza interessata delle cosche si sta già muovendo sotto traccia per andarsi a prendere i fragili che non riescono a trovare sostegno dallo Stato. Il governo italiano sa bene che il rischio che la criminalità organizzata si proponga come partner affidabile per superare la crisi. Il 27 marzo scorso il dipartimento di Pubblica sicurezza, guidato da Franco Gabrielli, ha diramato ai vertici sul territorio una direttiva…

L’inchiesta prosegue su Left in edicola da venerdì 22 maggio

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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

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