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La zuffa Nord-Sud sugli spostamenti tra Regioni ci fa perdere di vista ciò che conta

La zuffa Nord-Sud sugli spostamenti tra Regioni ci fa perdere di vista ciò che conta (di G. Cavalli)

Ogni scontro una baruffa e poi via via a perdere il senso della misura trasformando un dibattito politico e sanitario in una zuffa tra casa mia e casa tua come se i confini, quegli stessi confini che dovrebbero essere tema di diplomazia e politica, diventassero clave da agitare l’uno contro l’altro. Che brutta scena questa di politici permalosi che raccontano la fase 3 come una zuffa che trascende nelle rivendicazioni tra inquilini.

Da una parte ci sono i nordici (principalmente lombardi, ma non solo) che raccontano le proprie vacanze estive nelle regioni del sud come spedizioni missionarie in cui si prestano addirittura a rivendere perle di plastica agli indigeni del posto portando soldi e civilizzazione. Sarebbe curioso sapere se un milanese imbruttito che frequenti un ristorante di sushi chieda poi una nota ufficiale del Giappone per avergli dato l’onore di assaggiare la loro cucina. Qui siamo a livelli di arroganza che sfiora la ridicolaggine eppure la minaccia “non vi porto più i miei soldi” testimonia perfettamente che ci siano persone che hanno in testa solo il fatto di spostare denaro e, solo dopo, di esserci anche loro. Che triste la vacanza vista dalla lente della portafogliocrazia. Sono quelli che vorrebbero i mari, i tramonti, i sapori e i panorami della Sud possibilmente togliendoci il Sud.

Dall’altra parte ci sono quelli che il Covid è colpa della Cina, poi dei lombardi, poi dei piemontesi e che vorrebbero i soldi dei settentrionali possibilmente senza settentrionali. Sono gli stessi che si lamentano di mancanza di turismo e che dimenticano che il turismo sia un incontro di persone solitamente lontane che si concedono il lusso di incontrarsi. Invece questi vorrebbero venderlo per corrispondenza.

A capeggiare le due fazioni politici che ormai non sanno comunicare nulla di più di un goffo. Vetero regionalisti (se non addirittura cittadinisti) con patrie sempre più ristrette, sempre più da difendere, sempre da mettere in competizione l’una con l’altra. In mezzo a tutti si perdono le cose che contano: cosa dice la scienza? Cosa prevedono gli esperti? Quanto può incidere la mobilità interregionale? In che reali condizioni è la Lombardia? Questo sarebbe ciò che conta: i numeri, le previsioni, i programmi. E invece qui la classe dirigente gioca (pericolosamente) solo sul piano emozionale fingendo di non sapere e di non interessarsi del resto. Senza sapere che no, che il turismo immobile non esiste e che la salute è una questione nazionale, mica del signorotto di contrada.

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