Figli come bottino di guerra dei propri genitori che vengono sballottati come pacchi in strutture protette senza nemmeno garantire che tra fratelli possano stare uniti. Telefoni e computer sequestrati a ragazzi che vengono trasferiti sotto la spada di Damocle di una terribile accusa nei confronti del padre. Comunque vada a finire questa storia, ce lo dirà l’iter giudiziario, questo sciopero della fame è la sconfitta di un Paese che ancora una volta appare terribilmente anaffettivo quando si tratta di figli e di infanzia. Ed è una storia a cui non serve nemmeno aggiungere commento perché sgorga dolore da tutti i pori. Accade a Cuneo. Estate 2020.
(il mio pezzo per Ultima Voce)