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Il decalogo del complottista

  • di Giulio Cavalli
  • 5 Agosto 202014 Agosto 2020

Il complottista non crede al Covid, ha paura di essere spiato sempre, per lui nessun giornalista dice la verità, eccetera eccetera

  1. Il complottista riconosce facile facile la verità: se la pensano in troppi allora quella cosa è falsa, pagata dalle lobby e mantenuta economicamente da poteri segreti del nuovo ordine mondiale. Quindi tutto quello che si pensa generalmente è presumibilmente falso e tutto quello che pensano in pochi è evidentemente vero. Il complottista si innamora di chi ha il coraggio di dire che il rosso è verde, che gli alti sono bassi, che le auto non hanno le ruote e che i complottisti non esistono. Anzi: un complottista dovrebbe innamorarsi di chi dice che i complottisti siano tutta una farsa messa in piedi per nascondere la realtà. Sarebbe un complottismo al cubo.
  2. Il complottista scambia erroneamente il diritto di essere cretini per libertà. E quindi vuole essere libero di distinguersi per la fallacia delle sue tesi però non considera gli altri liberi di smascherarlo. È una libertà cretina, appunto.
  3. Il complottista non crede nel valore delle prove. Se qualcuno gli chiede «perché sì?» risponde come unico supporto alle sue teorie con il «perché no?». Se qualcuno gli fa notare che funziona al contrario il ragionamento critico allora si inalbera e ti dice che sei pagato da Soros.
  4. Il complottista non ha tesi, mai, anche se potrebbe simulare il fatto di averne. Il complottista è semplicemente contro quello che pensano gli altri: per lui avere un’opinione è facilissimo, gli basta fare l’opposto. Pensa di essere controcorrente e invece è un invertito.
  5. Il complottista non crede al Covid, ritiene tutto una messinscena e a supporto delle sue idee porta il fatto di non conoscere nessuno che se ne sia ammalato. Poi si ammala.
  6. Il complottista ha paura di essere spiato, sempre. Uno si aspetta che abbia una vita degna di un romanzo e invece l’apice del suo fare tutto il giorno è credere ai complotti. Il complottista in pratica teme un enorme dispendio di risorse e di tecnologie per sapere quello che scrive tutto il giorno sui social.
  7. Il complottista ritiene che nessun giornalista dica la verità per un complicatissimo processo di censura e poi la verità la trova facile facile in un canale YouTube.
  8. Il complottista sa e si strugge del suo sapere. Ritwitta per fare la rivoluzione.
  9. Il complottista spesso cambia idea ma quando cambia idea dà la colpa ai poteri forti che gli avevano servito un complotto.
  10. La 10 non esiste. Vi piacerebbe sapere perché, eh? Siete curiosi?

Buon mercoledì.

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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

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prova Principalmente scrivo. Ascolto storie, le cerco in giro, mi ci perdo lasciando briciole per riuscire comunque a ritornare a casa. Le scrivo lunghe quando scendo nelle stanze più interrate e diventano libri. Le scrivo allenando il muscolo della curiosità e diventano editoriali e articoli. E poi le racconto, sui palchi, con il mestiere del teatro che è il mestiere più bello del mondo. E non sopporto gli indifferenti, mai, per niente.

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