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Sentimentalibri recensisce Disperanza

Sapete quanto mi piacciano le imperfezioni, le fragilità, le crepe che attraversano le persone e le cose, rendendole proprio quello che sono, perciò riconoscibili.

Quello che non sapevo nemmeno io è quanto avessi bisogno di leggere “Disperanza” di Giulio Cavalli, edito da Fandango Editore.

“Rivendichiamo il diritto di essere fragili”in una società che non lo consente, che giudica negativamente ogni arresto nella logica dell’andare avanti, superare, essere forti e vincenti, in un’ottica di positività e speranza. Ma questa speranza su cosa dovrebbe poggiare? La speranza, come ogni sentimento, non andrebbe nutrita? E se ciò non avviene ecco che si può perdere.

Giulio Cavalli ci parla di “Disperanza” che “Non è una disperazione. Disperazione è una manifestazione incontrollata di tristezza e di rabbia.. un sentimento insostenibile sul lungo periodo che porta alla rinascita o alla frantumazione. La disperanza invece, che anticamente della disperazione era un sintomo, ha un significato più tenue ma cronico, qualcosa che insopportabilmente diventa sopportabile per lunghi periodi.. “

In questo libro generoso, come lo sono a mio parere tutte le esperienze in cui condividiamo qualcosa di personale e importante, leggiamo l’esperienza dell’autore e dei tanti che si sono sentiti sollevati dalla domanda “quando e come avete perso la capacità di avere speranza?”, e che hanno avuto voglia di raccontarsi. C’è chi ha raccontato esperienze di disperanza legate al lavoro, all’amore, alla politica.

Ecco vorrei ringraziarli ad uno ad uno, Angela, Gianluca, Simonetta, Anna, e tutti quelli che si sono raccontati in questo libro, rispondendo all’appello dell’autore, e vorrei dire loro:”piacere di conoscerti, per quello che sei, per quello che sei diventato, con le ferite e le fragilità, soprattutto per quelle, perché per fortuna non siamo robot” . 

La mia tesi di laurea era incentrata sulla fiducia come capitale sociale, ci credevo veramente. Ora a distanza di più di dieci anni non ne sono più così sicura, però spero ancora nell’umanità, in un’umanità accomunata dalle fragilità e dalle pecche, che sappia accettarsi per quella che è, magari anche prevedendo che ci si possa un po’ prendere cura l’uno dell’altro, ed un libro come questo fa benissimo.

Leggerlo mi ha fatto benissimo.

Il pezzo originale è qui:

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