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Stefania Parmeggiani per Robinson su Nuovissimo testamento

Cos’è accaduto a DF, quella terra così simile a Lampedusa, dove i morti arrivavano dal mare, un corpo dopo l’altro, tutti uguali, senza nome e senza storia? Cos’è accaduto dopo che i morti sono diventati un’onda e poi un’altra ancora e DF si è trasformata in uno Stato con regole grottesche, ripiegata su se stessa, isolata dal resto del mondo? Giulio Cavalli riprende il filo di Carnaio, il suo precedente visionario romanzo, per raccontarci il futuro di DF. Nuovissimo Testamento è un viaggio in un mondo in cui l’empatia è stata bandita, le emozioni cancellate grazie a un vaccino inoculato alla nascita e dove ogni cosa viene minuziosamente regolamentata per raggiungere la perfezione, vale a dire la rotondità emotiva, quella che caratterizza i cittadini modello, uomini e donne che non si arrabbiano, non protestano, non amano, non si disperano, non vivono. Un mondo in cui ogni cosa è decisa dal governo: i colori dei vestiti, la forma delle case, le colazioni, i pranzi, le cene, il numero di calorie, le relazioni di amicizia e la composizione delle famiglie, un mondo dove le mogli vengono assegnate e rimesse in circolazione ogni cinque anni, dove i bambini vengono sottratti alla nascita e allevati in istituti che sorvegliano le loro reazioni e le correggono al fine di renderli rotondi emotivamente. Un mondo dove le emozioni vanno represse anche eliminando gli stimoli esterni, vale a dire tutto ciò che le può risvegliare. Eppure, nonostante il control- lo ossessivo del governo, a DF esistono cose pericolose che continuano a circolare, contrabbandate sul mercato nero da un gruppo clandestino: musica, cioccolata, vino… e libri.

Cavalli scrive una distopia partendo dalla fragilità del presente — già oggi l’empatia scarseggia — e la enfatizza fino ai limiti del grottesco. Ma del resto la distopia non è quel mondo dove ogni cosa va nel peggiore dei modi possibili? Candidato allo Strega con la definizione di romanzo bio-politico Nuovissimo Testamento trascina il lettore in un universo che molto deve a chi lo ha preceduto, ma che spinge a riflettere sull’importanza delle emozioni, che spesso reprimiamo, e sulla potenza sovversiva dell’arte, che troppe volte trascuriamo.

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