Da Nord a Sud, senza soluzione di continuità, sono centinaia ogni anno gli episodi di violenza omofoba e discriminazione. La mappa dell’odio si può oggi ricostruire solo attraverso i media che ne parlano perché in assenza di una legge non esistono statistiche ufficiali
Di solito quelli che vogliono minimizzare (praticamente tutti i politici di destra) citano i dati dell’Oscad, l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori del ministero dell’Interno. I numeri degli atti omotransfobici sono bassi, ripetono come un mantra, fingendo di non sapere che l’osservatorio permanente sia poco conosciuto e quindi riceva ben pochi dati, fingendo di non sapere che le aggressioni (proprio perché non tutelate) siano poco denunciate e fingendo di non sapere che le forze dell’ordine non registrano le finalità di odio di matrice omofoba perché non le riconoscono e proprio perché non rientrano nella legge vigente.
Così il fenomeno si può misurare solamente dalle notizie locali e nazionali che appaiono sui giornali, tenendo conto di tutti quei casi che per un motivo qualsiasi non diventano notizia, si può provare a percorrere la catena di eventi per misurare la realtà.
Quest’anno, ad esempio, era appena scoccata la mezzanotte a Sant’Antonio Abate, in provincia di Napoli, Anna è stata cacciata da casa con la sua compagna Isabela dalla madre e sono state costrette a cercare posto alla Caritas di Castellammare di Stabia. Un episodio che ricorda molto la storia di Malika, che invece è finita su tutti i giornali e le televisioni, che a Castelfiorentino si è ritrovata rinnegata dalla famiglia a 22 anni: la sua colpa è quella di essersi innamorata di una ragazza e di avere scritto una lettera ai suoi genitori. Anzi: la madre e il fratello di Malika l’hanno minacciata di morte e quando la ragazza si è presentata con i carabinieri per provare a recuperare almeno i suoi effetti personali la madre ha affermato di non conoscerla.
Il 5 gennaio sera una ragazza trans, Carla, è stata presa a calci a Torre del Greco, il video è rimbalzato sui social e sono partite le indagini. Solo allora si è scoperto che la ragazza aveva già subito violenze dello stesso tipo per il divertimento feroce dei partecipanti.
Il 14 gennaio Carmen Flagiello, di Pavia, sta discutendo su Facebook per l’acquisto di un cellulare, mentre trattava sul prezzo il venditore ha notato la…
L’articolo prosegue su Left del 14-20 maggio 2021
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