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Ritratto di Carla Fracci, la dea umile della danza che ha giocato col tempo

Ha giocato con il tempo e ci giocherà ancora, Carla Fracci, dea della danza in tutto il mondo che ieri è mancata nella sua casa a Milano: ha giocato con il tempo trasformandolo il ritmo in volo nei palchi più importanti del mondo, ha giocato con il tempo continuando a danzare per tutta la vita indossando i suoi anni con un’eleganza che non ha mai intaccato la sua levità e giocherà con il tempo a lungo ancora, come accade agli artisti che hanno lasciato un’orma che segna un’era. Carla Fracci non è una ballerina, Carla Fracci è un capitolo della danza, assurta a ispirazione per chi la danza follemente la ama e per chi, digiuno dalla danza, ne è rimasto incantato con la magia di una scoperta.

Carla Fracci, che all’anagrafe era Carolina, nasce a Milano nel 1936 dal tranviere Luigi e dall’operaia Rocca Santina. Dai genitori ha sempre rivendicato di avere imparato la serietà nel lavoro, la fatica nel lavoro, la perseveranza e la professionalità. Ecco, se si dovesse trovare una parola per disegnare l’impegno e la carriera di Carla Fracci si dovrebbe ripescare il professionismo nel suo senso originale, che sta nel professare i propri valori e la propria identità attraverso il mestiere che si svolge. Perché dietro quella magnifica creatura paradisiaca per l’armonia sul palco c’era una tenacia quotidiana di chi non nasce predestinato e deve andarsi a prendere il proprio posto nel mondo. Un senso del dovere “assoluto”, così lo chiamò Nureev quando lei gli confessò di volere lasciare la danza. Un petalo di acciaio che finisce a fare un’audizione al Teatro la Scala superata per il suo “bel faccino”. A 19 anni spicca il volo nella Cenerentola e tre anni dopo è già prima ballerina.

«Il pubblico avverte sempre quando un artista è autentico, è sincero e dedicato fino in fondo. Soltanto con queste condizioni può nascere, nell’interpretazione, la magia», diceva e il pubblico la rese una stella. Carla Fracci diventa l’Italia nel mondo, dal London Festival Ballet e il Sadler’s Wells Ballet di Londra allo Stuttgart Ballet, al Royal Swedish Ballet di Stoccolma e, a fine anni Sessanta, all’American Ballet Theatre, che la consacra “divina”. L’incontro e il matrimonio con il regista Beppe Menegatti la spinge ad affrontare ruoli che sono gioielli della cultura internazionale. È drammatica, intensa nella recitazione, spavalda nell’interpretazione, sempre nella grazia. «Ho avuto incontri straordinari, – raccontò in un’intervista a Repubblica nel 2006 – come Visconti, burbero e dolcissimo. Come Herbert Ross, per cui ho fatto la Karsavina nel film Nijinsky. O come Peter Ustinov, con cui ho girato Le ballerine. E la Cederna, e Manzù. E il magnifico Eduardo. Ricordo il fascino e l’ironia di De Sica. E rammento le estati con Montale, a Forte dei Marmi. Ci si trovava ogni giorno tra persone come Henry Moore, Marino Marini, Guttuso».

Ma nonostante la sua dimensione internazionale Carla Fracci non rinunciò mai all’impegno politico danzando nei tendoni, nelle chiese, nelle piazze. Si definiva una «pioniera del decentramento» perché voleva che il suo lavoro «non fosse d’élite, relegato alle scatole d’oro dei teatri d’opera. E anche quand’ero impegnata sulle scene più importanti del mondo sono sempre tornata in Italia per esibirmi nei posti più dimenticati e impensabili». Raccontava che Nureev la sgridasse per questa sua smani di stancarsi troppo, volando da New York alle periferie d’Italia: «Ma a me piaceva così e il pubblico mi ha sempre ripagato», disse. Da “donna di sinistra”, come si definiva, non si era mai persa una manifestazione del 25 aprile e marciava esile e fiera accanto ai sindaci Aniasi, Tognoli, fino a Pisapia.

Per tre anni la malattia l’ha logorata ma lei non ha lesinato presenze e impegno: a dicembre era nella “sua” Scala (con l’eterno cruccio di non averne mai diretto la compagnia) per insegnare i segreti della sua indimenticabile Giselle e fino a qualche settimana fa si aggirava sul set della fiction che la Rai le sta dedicando. Passo dopo passo si intitola la sua autobiografia uscita per Mondadori. E passo dopo passo quella ragazzina minuta ha fatto della sua vita uno spettacolo che non potremo prenderci il lusso di dimenticare.

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