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Odiano i poveri, mica la povertà

I 422 lavoratori della Gkn di Campi Bisenzio (Firenze) licenziati via mail: la dimostrazione che in Italia la legge del profitto non può essere messa in discussione da nessuno

Forse il nostro compito sarebbe quello di raccontare proprio questi spigoli, forse aveva davvero ragione Horacio Verbitsky quando diceva che giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia mentre il resto è solo propaganda. Perché forse si potrebbe interrompere questo flusso tossico della narrazione dopata e pervertita che fa sponda con patriottismi su un campo da gioco e deliberate mistificazioni della realtà.

Scusate il disturbo mentre voi discutete della finale di pallone e di come è andata o di Wimbledon e della nostra speranza ma soprattutto scusate il disturbo mentre propagandate un’Italia seduta cullata dal reddito di cittadinanza e fiaccata dai sussidi che sono la regola in tutto Europa: davanti ai cancelli della Gkn di Campi Bisenzio, sullo stradone che dovrebbe ricordare i fratelli Cervi, è in corso un pellegrinaggio laico e altamente costituzionale di un territorio che non riesce proprio a sopportare che 422 persone oltre a qualche centinaio dell’indotto siano stati licenziati con una mail dei padroni di Melrose che li avvertiva della chiusura a freddo della fabbrica di semiassi. E mentre i sindaci del territorio decidono di presentarsi al presidio permanente indossando la fascia tricolore per significare come la disperazione dei singoli debba essere vissuta come ferita di un’intera comunità le reazioni dei politici nostrani è qualcosa che fa orrore per insensibile ferocia e per la distanza con la realtà. «La vicenda della Gkn è inaccettabile, l’intero sistema Paese, governo, Confindustria,  imprese, deve rendersi conto che se questo è l’andazzo del dopo 30 giugno, allora va cambiato» ha detto il segretario del Pd Enrico Letta, come se gli sfuggisse davvero che Confindustria abbia chiesto lo sblocco dei licenziamenti per poter licenziare (incredibile, vero?). Matteo Salvini riesce a buttarla sul tifo e interviene con una risposta che come al solito non risponde. Dice che ha già parlato «con il ministro dello Sviluppo economico (Giancarlo Giorgetti), che ha già 100 tavoli di crisi da seguire ma si interesserà anche di questa» (ma grazie, quale onore, che gentile concessione) e si augura che anche «la Regione Toscana faccia del suo, perché in queste vicende le Regioni hanno un ruolo fondamentale», buttando come al solito un po’ di fango sul nemico fottendosene delle vittime a terra.

Il punto vero è che no, l’Italia non è un Paese che non trova lavoratori per colpa del reddito di cittadinanza (a proposito, Matteo Renzi propone un referendum per abolirlo e i primi ad applaudirlo sono proprio Salvini e Crosetto di Fratelli d’Italia, basta questo per dire tutto): l’Italia è quel Paese in cui si pensa di abolire delle misure di sostegno e di difesa del lavoro senza nemmeno prendersi la briga di pensarne altre, di progettare delle alternative. La legge del profitto non può essere messa in discussione da nessuno, è solo una guerra tra il licenziamento in tronco (per poi riassumere con salari più bassi e con minori tutele) e il finanziare le imprese perché non licenzino in tronco. La discussione politica è incastrata tutta qui.

Non c’è nessuno ad esempio che faccia notare a Calenda (che propone di fare spazzare le strade ai percettori di reddito di cittadinanza) che basterebbe assumerli come spazzini con uno stipendio giusto e adeguati. Non c’è nessuno che faccia notare a Draghi (che parla di grande ripresa per le imprese italiane) che il suo compito sarebbe quello di uscire dalla pandemia tutti insieme. Non c’è nessuno che faccia notare al Pd che Letta è stato il primo a confermare la tesi (ne parlavamo in un buongiorno di qualche giorno fa) di questi leader che si sarebbero stupiti per una macelleria sociale che è solo all’inizio.

La quarta ondata della pandemia è la disuguaglianza con cui si divideranno le macerie delle ondate precedenti. È un dibattito che interessa l’economia ma che contiene dentro l’umanità  (ah, che schifo l’umanità). Il titolo Melrose, dopo la chiusura della Gkn, ha subito guadagnato il 4,55% in borsa: il vertici dell’azienda parlano di «costante contrazione dei volumi e della domanda» ma le loro stesse ricerche di settore parlano invece di un pieno recupero dei volumi di vendita pre Covid dal 2023, e poi di ulteriori incrementi.

Scusate il disturbo ma questa storia mi sembra molto più significativa e paradigmatica di un albergatore qualsiasi che non trova camerieri da sottopagare. Lo scriviamo ancora: combattere i poveri fingendo di combattere le povertà è immorale.

Buon lunedì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.