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Il nero che piace alla Lega

Dal caso del Papeete, al cui proprietario accusato di evasione fiscale sono stati sequestrati 500mila euro a quello dei due commercialisti della Lega imputati per turbativa d’asta e peculato e condannati, fino alla vicenda dei 49 milioni spariti…

Fa sorridere amaro lo sfogo di Massimo Casanova, eurodeputato leghista e proprietario del Papeete accusato di evasione fiscale attraverso fatture false a cui sono stati sequestrati 500mila euro dal Gip di Ravenna. Fa sorridere perché c’è dentro tutta l’ipocrisia di un partito che continua a sbattere la faccia contro le proprie contraddizioni e che insiste nell’essere benaltrista fino al midollo.

«Quanto accaduto è oltremodo spiacevole per chi, da oltre mezzo secolo, opera sul territorio romagnolo con precisione e puntualità – ha detto ieri tramite i suoi avvocati Rossella Casanova, sorella dell’eurodeputato amicone di Salvini – ed ancora prima di affrontare un processo, viene mediaticamente paragonato è trattato come il peggiore dei delinquenti, in un momento storico in cui la ripresa è fondamentale». Avete letto bene: dice Casanova che non bisognerebbe indagare troppo su chi ha origini romagnole e soprattutto che le indagini frenano la ripresa dell’economia. L’ha detto tra le righe, ovviamente, ma l’ha detto. Del resto è perfettamente in linea con l’idea della Lega: punire in base alla provenienza geografica i delinquenti è un punto saldo della narrazione verde.

Non solo: sentire il proprietario del Papeete lamentarsi di “essere trattati come il peggiore dei delinquenti” mentre tutta la narrazione leghista da anni si nutre proprio dell’additare delinquenti comuni (spesso nemmeno condannati) come cause del declino dell’Italia è qualcosa di immorale e offensivo verso l’intelligenza. «Possiedo le aziende probabilmente più controllate d’Italia, oggi più di ieri. E sono sempre state condotte con integrità, serietà, correttezza, nel rispetto della legge», dice Massimo Casanova, eurodeputato eletto nella Lega per lo spessore politico dei suoi aperitivi. E anche questa è una contraddizione mica da ridere: ma non sono proprio i leghisti a professare lo sceriffismo come soluzione di tutti i mali?

Poi ovviamente c’è la lezione che Salvini ha imparato perfettamente dal suo ex padrone Berlusconi e che ha condiviso con i suoi: attaccare la magistratura, veicolare il messaggio che sia tutto un gioco politico, sempre. E che Casanova si lamenti della “tempistica” dell’indagine è piuttosto gustoso: ma non sono loro che si lamentano del poco lavoro estivo dei dipendenti pubblici e della magistratura? Rileggetevi le dichiarazioni.

Il trucco sostanzialmente è sempre lo stesso, minimizzare, sempre. Del resto è passato sotto silenzio il fatto che lo scorso giugno siano stati condannati in primo grado con rito abbreviato i commercialisti proprio della Lega Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni (5 anni e 4 anni di condanna) per turbativa d’asta, peculato e reati fiscali: hanno acquistato un capannone come nuova sede della Lombardia Film Commission (una fondazione controllata dalla regione Lombardia) distraendo oltre 800mila euro di fondi pubblici. Di Rubba e Manzoni avevano un ruolo di primo piano nella gestione delle finanze della Lega. Il primo era infatti direttore amministrativo del partito al Senato, mentre Manzoni era revisore contabile del gruppo del Carroccio alla Camera. E indovinate un po’? Regione Lombardia non si è costituita parte civile nel processo. Nessuno è colpevole fino a sentenza definitiva ma Attilio Fontana, che sbadato, deve essersene dimenticato.

A questo si aggiunge la vicenda dei 49 milioni che la Lega si è serenamente intascata e che restituirà in comode rate per 80 anni. Ora, alla luce di questo, sorge una domanda? Ma siamo sicuri che il nero che pesa sulle tasche degli italiani sia quello che arriva dal mare?

Buon giovedì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

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