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Intitolate un parco a Durigon

Per chi ancora non lo sapesse Claudio Durigon è un ex dirigente del sindacato di destra Ugl che, come è già accaduto, avrebbe svenduto il suo sindacato in cambio di un posto in Parlamento. Nelle file della Lega è conosciuto per la sua vicinanza politica (e fisica) a Matteo Salvini e perché è riuscito in pochissimo tempo a compiere un’ascesa che l’ha portato fino a diventare sottosegretario al ministero dell’Economia.

L’inchiesta di Fanpage “Follow che money” ha ricostruito come il ragioniere Durigon abbia sostanzialmente “regalato” i locali del sindacato Ugl alla “bestia” di Salvini, con una commistione di ruoli che non è piaciuta a molti all’interno del sindacato: in quella stessa inchiesta si sente Durigon dire in un fuori onda di stare assolutamente tranquilli sull’inchiesta che riguarda i 49 milioni di euro della Lega perché «quello che fa le indagini sulla Lega lo abbiamo messo noi», riferendosi a un generale della Guardia di Finanza. Sarebbe bastata già quella frase per ritenere Durigon inopportuno in un importante ruolo di governo ma dalle parti di Draghi e dei migliori non è accaduto nulla.

Claudio Durigon, il 4 agosto, durante un evento elettorale per le amministrative a Latina, ha proposto di revocare l’intitolazione del parco cittadino a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per dedicarlo ad Arnaldo Mussolini, fratello del duce e direttore amministrativo del Popolo d’Italia. Sul palco di Latina, insieme a Durigon, c’era il leader della Lega Matteo Salvini, che ovviamente non ha preso le distanze dalle sue parole e anzi sarà andato in solluchero per avere trovato un altro come lui pronto a grattare gli sfinteri di un certo suo elettorato.

Solleticare la bava fascista infangando la memoria di Falcone e Borsellino è una bassezza che riesce perfino a fare schifo ai neofascisti per quanto è strumentalmente ripugnante. Il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo l’ha definita “una farsa macabra” e una frase “che mina la democrazia”. Del resto Durigon entrando nel governo lo scorso 1 marzo ha giurato sulla Costituzione. Ovviamente il sottosegretario ha provato a correggere il tiro dicendo: «Ma io non pensavo ad Arnaldo Mussolini, io pensavo a mio nonno Raffaele, non un fascista ma vero democristiano e uomo di Chiesa, con tre sorelle suore. L’ha fatta lui Latina, anzi Littoria, assieme a tutti gli altri coloni». La toppa lo definisce perfettamente.

Pd, M5S e Leu chiedono a Draghi di ritirargli immediatamente le deleghe di governo. Elena Loewenthal sulla Stampa scrive che queste uscite sono il simbolo di un Paese «rassegnato a queste nostalgie», perché «questo fascismo di ritorno è il contraltare di un’assenza di coscienza storica, del fatto che l’Italia deve ancora fare i conti con quella memoria e con una responsabilità collettiva capace di appropriarsi di quel capitolo terribile della nostra storia».

Badate bene: Durigon è lo stesso che nel 2019 propose il premio Nobel per la pace a Matteo Salvini per dei suoi presunti salvataggi di vite nel Mediterraneo, quelle stesse azioni che a Salvini sono costate un processo. Confuso sulla storia e sulle leggi, insomma.

Per ora Draghi tace. La Lega finge di non sapere, con la testa sotto la sabbia. Intanto, se ci pensate bene, si potrebbe intitolare un parco a Durigon per ricordarci quale sia la natura della Lega e quali siano gli ingredienti di questo governo che vorrebbe essere apolitico e invece tiene dentro anime così.

Buon giovedì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.