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Durigon scricchiola

Il salvinisissimo sottosegretario leghista, che con le sue parole è riuscito in un colpo solo a infangare l’antifascismo e la storia dell’antimafia, ora rischia la poltrona

E alla fine il salvinisissimo Durigon scricchiola, il sottosegretario all’Economia leghista che è riuscito a infilare una serie di strafalcioni uno dopo l’altro, passando dall’avere demolito un sindacato per regalarlo a Salvini e ottenere in cambio una candidatura, poi riuscendo a cimentarsi nella figura barbina di essere registrato da una telecamera nascosta di Fanpage.it mentre rassicurava un suo elettore sull’inchiesta circa i 49 milioni di euro fatti sparire dalla Lega (che restituirà in comode rate che un cittadino normale si può solo sognare) e infine ha pensato bene di proporre l’intitolazione a Arnaldo Mussolini di un parco a Latina che è dedicato a Falcone e Borsellino. Insomma, Durigon è l’esempio perfetto del politico salviniano, di quel neofascista che non ha nemmeno il coraggio di ammetterlo, arrivato al potere con la boria del protagonista da bar, prestato alla politica per poter esibire un po’ di potere barzotto, degno cantore dei prepotenti nostrani.

Durigon scricchiola e alla fine Salvini al meeting sacro di CL di Rimini (lì dove tutti i potenti di ogni specie fanno la fila per baciare la pantofola) è costretto ad ammettere che con Durigon ci deve parlare per «decidere cosa sia meglio per la Lega e per il Governo», di fatto scaricandolo con la solita vigliaccheria di chi sa essere forte con i deboli ma non riesce mai a non essere debole con gli amici e gli amici degli amici. «Quando si hanno responsabilità di governo, occorre stare sempre attenti quando si parla…» ha detto ieri Giorgetti, che nella Lega è riuscito a travestirsi da serio e acuto politico, nonostante la Lega.

E non è un caso che sulla pessima simbologia delle gesta di Durigon sia intervenuta buona parte dell’associazionismo e della società civile: riuscire in un colpo solo a infangare l’antifascismo e la storia dell’antimafia è un colpo da maestro dell’idiozia.

Resta da registrare il silenzio del presidente del Consiglio Mario Draghi che, come troppo spesso accade, non proferisce parola quando non si tratta di numeri. Va bene così: i fan del governo tecnico potranno registrare con gioia l’assenza del governo sulle questioni ideologiche, esattamente come piace a loro.

Sullo sfondo è sicuramente molto felice Giorgia Meloni: Durigon è l’ennesima briciola di uno sbriciolamento di Salvini che diventa valanga. Ma, badate bene, non è una buona notizia: forse stiamo parlando del Salvini sbagliato se non ci rendiamo conto che sarà Meloni a cavalcare verso una possibile vittoria e Giorgia Meloni è una che con i fascismi ha una familiarità addirittura più pericolosa.

Noi intanto si sta qui fuori alla finestra e si aspetta, si aspetta che arrivi il prossimo schizzo sulla Costituzione e che accada qualcosa per cui indignarsi di nuovo. Che accada qualcosa per cui sognare invece appare un’ipotesi sempre più lontana.

Buon giovedì.

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