Vai al contenuto

Cpr di Milano, “si entra uomini e si esce zombie”

Si è tenuto ieri pomeriggio nella Sala Caduti di Nassirya a Palazzo Madama l’incontro con la stampa del senatore Gregorio de Falco e i rappresentanti della rete di associazioni “Mai più lager – NO ai CPR” in cui è stato presentato il report dell’accesso presso il Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Milano, invia Corelli n. 28, del Senatore nelle giornate del 5 e 6 giugno di quest’anno. «Un incontro necessario per dare contezza di una realtà che altrimenti non sarebbe conosciuta – ha detto de Falco – perché qui non si tratta di una poca attenzione per i luoghi ma per i diritti».

De Falco ha raccontato di avere trovato nel centro circa 40 persone, «ognuna con una sua storia di vita, accomunate dal fatto di esser qui in Italia da tanti anni in una permanenza brutale che crea problemi psicologici e psichiatrici anche a chi non ne aveva». De Falco ha raccontato di avere assistito a diversi atti di autolesionismo e ha puntato il dito sulle responsabilità: «Sapete qual è il problema? Nelle carceri il responsabile è lo Stato mentre nei Cpr c’è una commistione tra vari soggetti, lo Stato rappresentato dalle Prefetture e i privati che si accaparrano la gestione attraverso bandi e la suddivisione delle responsabilità non è mai chiara». De Falco ha raccontato di avere chiesto senza ottenerlo il registro degli accessi («e mi domando in relazione a che presenza il gestore venga pagato dallo Stato», ha aggiunto, «visto che l’ultimo dato diceva 51 presenza mentre in realtà erano 44») e di non avere ottenuto nemmeno il registro degli eventi critici. «Parliamo di un mondo altro in cui si viene trattenuti dopo un’udienza che dura dai 3 ai 5 minuti: in quel tempo si decide della libertà di una persona, una persona che non ha compiuto alcun reato, che è semplicemente non italiano»·

Teresa Florio, della rete “Mai più lager – NO ai CPR” costituita nel 2018 a Milano e che raccoglie realtà attive sul territorio che hanno avuto modo di esaminare la situazione durante i diversi governi che si sono succeduti, ha raccontato di avere avuto modo di visitare il centro solo grazie alla presenza del Senatore poiché non l’ingresso è vietato alla stampa e alla società civile, se non in rarissimi casi. «Il primo diritto violato è la salute – ha detto – poiché a Milano la Prefettura non ha sottoscritto nessun protocollo con l’ATS per l’assistenza medica ai trattenuti. Teniamo conto che si parla di detenzione che durano mesi. Poi ci sono i numeri: oltre 30 morti in 20 anni, 5 solo negli ultimi 2. C’è poi il diritto negato di corrispondenza che dovrebbe essere garantita sulla carta e invece la sottrazione del telefono avviene immediatamente all’ingresso, mentre non è possibile ottenere carta e penna se non sotto stretta sorveglianza. Questo preclude anche il diritto alla difesa o a presentare i reclami scritti che sarebbero previsti da regolamento»· Florio ha anche puntato il dito sulla gestione affidata ai privati con gare che premiano semplicemente il maggior ribasso. «C’è poi la questione del dispendio economico: lo sanno i cittadini che costi enormi ci sono solo per trattenere una minima parte degli irregolari, tenendo conto che solo il 50% di loro viene rimpatriata mentre gli altri escono con un foglio di via e rimangono sul nostro territorio con il terrore di essere fermati di nuovo? Qui viene criminalizzata la clandestinità».

Per questo suonano senza senso le storie come quella di un lavoratore straniero che ha lavorato per ben 25 anni qui da noi alle Ferrovie dello Stato per ritrovarsi poi rinchiuso nel Cpr dopo avere perso un lavoro («per gli italiani è un dramma ma per gli stranieri è addirittura una tragedia», ha detto De Falco) oppure quella di L.A. che si è praticato dei tagli profondi, ingeriva stoffa e oggetti metallici, si è fratturato degli arti per poi essere ingessato, togliersi il gesso e fratturarsi di nuovo per finire a un Tso. Oppure A.O. sposato con una cittadina europea (e con una figlia europea) che è stato rinchiuso mentre transitava dall’Italia in attesa di documenti. «È un processo di zombizzazione, quelli che entrano sono normali e escono zombie per i troppi psicofarmaci e le mancate cure». Sotto gli occhi di tutti.

L’articolo Cpr di Milano, “si entra uomini e si esce zombie” proviene da Il Riformista.

Fonte