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Toc toc, è permesso?

Ieri il governo Draghi ha finalmente partorito il Dpcm con le linee guida relative all’obbligo di possesso e di esibizione della certificazione verde Covid-19 da parte del personale della pubblica amministrazione, a partire dal 15 ottobre

So che non si usa molto tra colleghi (per questioni di aziendalismo) fare i complimenti ai giornalisti di un’altra testata ma confesso di ammirare da mesi il lavoro di Vitalba Azzolini che pervicacemente si permette di sottolineare le incongruenze con il diritto di alcune iniziative in tempo di pandemia. Azzolini, che per molti era un idolo ai tempi del governo Conte perché tornava utile come grimaldello per aspirare alla competenza, ultimamente è diventata bersaglio proprio dei filocompetenti compulsivi che la accusano di lisciare il pelo ai no Green pass. Particolare estremamente interessante: lei dice sempre le stesse cose, tiene il punto, eppure viene vista in maniere opposte.

Permettersi di sottolineare criticità sul Green pass ormai è la stessa cosa di quei fascisti che prendono a calci la sede della Cgil. Una gran melassa che appiattisce la discussione e che rende qualsiasi dubbio un complottismo.

Ieri il governo Draghi ha finalmente partorito il Dpcm con le linee guida relative all’obbligo di possesso e di esibizione della certificazione verde Covid-19 da parte del personale delle pubbliche amministrazioni, a partire dal prossimo 15 ottobre. Il 15 ottobre, tra le altre cose, è dopodomani, per dire.

Diamo per scontata, al di là degli istinti di Brunetta, la consapevolezza che la macchina dell’amministrazione pubblica sia fondamentale per uno snello funzionamento dello Stato quindi la domanda sorge spontanea: che impatto avrà il Green pass nel funzionamento degli uffici pubblici? Solo per fare un esempio: come dice Azzolini su Domani «le verifiche delle certificazioni vanno fatte, salvo eccezioni, da dirigenti, che quindi impiegheranno in quest’attività parte del proprio tempo di lavoro, prezioso anche perché ben retribuito. Ciò risponde a una visione del dirigente che, oltre a gestire e supervisionare, deve anche controllare materialmente i sottoposti». Sicuri che vada bene così?

Dicono le linee guida che per le giornate di assenza ingiustificata, dovute alla mancata presentazione del Green pass, «al lavoratore non sono dovuti né la retribuzione né altro compenso o emolumento, comunque denominati, incluse tutte le componenti della retribuzione, anche di natura previdenziale, previste per la giornata lavorativa non prestata». Ma il tema del funzionamento della macchina pubblica di fonte a queste assenze? Come si sostituiscono i lavoratori che non hanno intenzione, per scelta, di avere il Green pass?

Dicono dal governo che mai e poi mai pagheranno il tampone per i dipendenti che non si vogliono vaccinare. È una linea, si può essere d’accordo o meno ma è una linea. Ieri esce una circolare del ministero dell’Interno che invita a fare invece i tamponi gratis ai portuali non vaccinati. Vi pare coerente? Poi, come giustamente fa notare sempre Azzolini: «Il tema è: anche in altri ambiti pubblici, quando il servizio reso sia compromesso a causa delle assenze per mancanza di #greenpass, il datore di lavoro pubblico può pagare i tamponi ai dipendenti, o è imputabile di danno erariale?»

Come è accaduto anche per altri provvedimenti: il governo ci ha detto come intende analizzare l’impatto del Green pass? Negli altri Paesi esistono commissioni che valutano ex ante ed ex post l’impatto e l’efficacia di una misura. Se quella misura, in un determinato periodo di osservazione, non ha raggiunto il suo obbiettivo decade. Qui?

Come scrive Il Post: «Da quando il governo ha annunciato l’obbligo del Green pass per tutti i lavoratori a partire dal 15 ottobre, il numero delle somministrazioni giornaliere del vaccino contro il coronavirus è cresciuto, ma di poco: “l’effetto Green pass”, come è stato definito, si è visto solo nella terza settimana di settembre. Poi la curva delle prime dosi si è abbassata, e dall’inizio di ottobre è tornata ai livelli di febbraio 2021, la prima fase della campagna vaccinale». Quindi?

Sempre a proposito di risultati immagino che lassù al governo siano anche consapevoli che la misura (una delle più rigide del mondo) esacerberà ancora di più gli animi. Come si intende intervenire, al di là dei preannunciati controlli sulle manifestazioni? Oltre alla repressione dei violenti come si intende fare con quei 3, 4 milioni di lavoratori non vaccinati?

Ecco, sarebbe bello dibatterne senza essere additati come amici dei terroristi. Anche perché le analisi ovviamente prevedono il diritto di critica. Piaccia o no. E provate a pensare se tutto questo l’avesse fatto un altro governo cosa sarebbe successo.

Oppure smettano di usare il paternalismo, facciano politica e si prendano la responsabilità dell’obbligo vaccinale.

Buon mercoledì

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.