Un continuo, logorante e pericoloso processo di “normalizzazione”. L’ascesa di Mario Draghi e il cosiddetto “governo dei migliori” ha portato con sé un’involuzione che molti aspettavano con ansia, sempre in attesa di qualcuno che legittimasse le loro aspirazioni che sarebbero risultate incredibili e oscene solo qualche mese fa. Siamo a novembre del 2021 e Silvio Berlusconi vuole fare il presidente della Repubblica. Fin qui non ci sarebbe nulla di male, sarebbe l’ennesima boutade di un comico pericoloso che punta sulla proverbiale memoria corta degli italiani per concedersi il lusso di una ritrovata credibilità che è figlia solo della sua posizione di secondo piano per anni. Non stupisce nemmeno che i suoi fedeli Meloni e Salvini scodinzolino felici: che in termini di autorevolezza siano riusciti perfino a fare peggio di lui agli occhi dell’Europa è una cosa che sanno tutti e non c’è niente di più comodo per loro di poter scorrazzare da discoli nel centrodestra parcheggiandolo come padre nobile.
Il punto più preoccupante è che intorno alla candidatura di Berlusconi al Quirinale si è acceso un dibattito che vorrebbe addirittura essere serio, allargato anche nei giornali che si autodefiniscono progressisti e che sull’antiberlusconismo hanno venduto per anni. Il nemico Berlusconi oggi è diventato improvvisamente commestibile perché quando gli interessi in gioco si fanno importanti, perfino il peggior nemico può essere utile per giocare di sponda. E tutto questo è avvilente, immorale e da osteggiare con forza.
C’è innanzitutto il tema giudiziario: Silvio Berlusconi ha subito una condanna definitiva per frode fiscale nel procedimento sui diritti Mediaset ed è attualmente indagato per l’inchiesta sulle stragi del ’93. Il braccio destro di Berlusconi è in carcere perché amorevolmente incontrava boss di Cosa nostra mentre progettava la fondazione di Forza Italia e una recente sentenza ha definitivamente chiarito che la mafia era pagata lautamente dalle aziende di Berlusconi. Ma non è nemmeno solo questo il punto.
Dal lato politico Silvio Berlusconi ha accumulato una serie di disastri con i suoi tre governi (1994, 2001-06, 2008-11) facendo crollare del 3,1% il Pil reale pro capite, Berlusconi è colui che ha distrutto la scuola pubblica (tagliando qualcosa come otto miliardi di euro e cancellando più di 80.000 cattedre) e che ha tagliato i fondi alle forze dell’ordine e alla Giustizia.
Poi c’è un aspetto spaventoso: il presidente della Repubblica ricopre il ruolo di capo del Csm e qualcuno davvero vorrebbe mettere Berlusconi a capo di quella magistratura contro cui si è scagliato per un ventennio per sfuggirle mentre collezionava 38 leggi ad personam. Vi ricordate il lodo Alfano (poi dichiarato incostituzionale) che gli servì per sfuggire al processo a suo carico per corruzione in atti giudiziari insieme a Davide Mills? Vi ricordate quando poi nel 2010, non sapendo più come bloccare i processi Mediaset e Mills, fece approvare una legge che rendeva automatico il “legittimo impedimento” a comparire nelle udienze per sé stesso e per i suoi ministri, il tutto per una durata di sei mesi, prorogabili fino a 18 semplicemente con una certificazione della Presidenza del Consiglio?
Vi ricordate in quell’anno quando il suo governo varò un decreto interpretativo per sanare ex post le irregolarità delle liste del Pdl presentate fuori tempo massimo? Vi ricordate la legge Tremonti? Il decreto n.357 approvato dal Berlusconi I il 10 giugno 1994 detassava del 50% gli utili reinvestiti dalle imprese, purché riguardino l’acquisto di “beni strumentali nuovi”. La neonata società Mediaset utilizzò la legge per risparmiare 243 miliardi di lire di imposte sull’acquisto di diritti cinematografici per film d’annata: che però non sono beni strumentali, ma immateriali, e non sono nuovi, ma vecchi. A sanare l’illegalità intervenne il 27 ottobre 1994 una circolare “interpretativa” Tremonti che fa dire alla legge Tremonti il contrario di ciò che diceva, estendendo il concetto di beni strumentali a quelli immateriali e il concetto di beni nuovi a quelli vecchi già usati all’estero.
Vi ricordate la legge sul falso in bilancio (era il 2002 e Berlusconi aveva cinque processi in corso per quel reato) che cancellò di colpo i suoi 5 processi? E la legge Cirami (quella volgarmente detta del “legittimo sospetto”) per spostare i processi in corso da Milano a Brescia? Vi ricordate il condono fiscale del 2002 con cui Berlusconi cancellò un’evasione di 301 miliardi di lire contestati dai pm con un bollettino postale da 1.800 euro? Oppure la villa in Costa Smeralda con una legge ad hoc? E queste sono solo alcune delle 38.
Qualcuno dice che Berlusconi non possa rimanere incagliato nelle sue cene eleganti con escort perché sono roba privata. Hanno ragione: ciò che spaventa di Berlusconi è il lato pubblico e di governo. Normalizzare la politica berlusconiana in nome di un annacquatissimo moderatismo è un trucco infame. Conviene ricordarselo tutti i giorni.
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