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L’ipocrisia dell’Europa che commemora la caduta del muro di Berlino mentre schiaccia i migranti tra barriere e confini

Belli questi festeggiamenti per la caduta del muro di Berlino, con tutta questa ficcante retorica del mondo senza muri, sulla libertà, sul diritto delle persone di spostarsi e tutto il resto. La cosa più bella, lasciatemelo dire, è che questa iliade sul muro di Berlino arriva dagli stessi che raccontano la favola della globalizzazione come liberazione delle persone, sono quelli convinti che siano gli anni che passano a sancire la modernità del mondo e dei comportamenti.

Che pena sentire l’Europa dare lezione sulla caduta di un muro mentre negli anni novanta in Europa venivano costruiti mille chilometri di muri, un’Europa che all’epoca della caduta del muro a Berlino di muri ne aveva 2 in tutto e ora se ne ritrova 15. Un’Europa che su 28 Stati membri dell’Unione me ha ben 10 con muri sul proprio territorio.

Chissà perché non dovrebbero essere proprio questi giorni di memoria per ricordare quel muro di 4 metri in altezza che separa la Grecia dalla Turchia per lasciare fuori i disperati. A proposito di divisioni (e tutti quelli che contriti per la Berlino divisa in due) chissà se qualcuno sa della barriera che divide Cipro tra la sua parte greca e la sua parte turca, con quei 180 chilometri che ancora separano la capitale con sacchi di sabbia e filo spinato.

A proposito di diritti e di libertà, la barriera che divide la Bulgaria dalla Turchia? Una rete di filo spinato lunga 200 chilometri, presidiata da militari e guardie di frontiera. Il governo bulgaro ha costruito la recinzione per contenere l’entrata di profughi che tentano di raggiungere l’Europa attraversando la Turchia e siccome la Storia è talvolta è una pessima insegnante la barriera ricalca quella che aveva lo scopo di non lasciare che i cittadini dell’Unione Sovietica fuggissero verso Occidente.

C’è filo spinato anche tra Ungheria e Serbia, 200 km per 3 metri in altezza per lasciare fuori i profughi della rotta balcanica. Nel 2015 Budapest ha anche iniziato a costruire una barriera fra Ungheria, Serbia e Croazia. Nel 2017 hanno anche richiesto soldi all’Europa perché, dissero, le barriere edificate “difendono tutta lUnione dalle ondate di migranti”, per cui è giusto che la comunità europea “paghi la sua parte”.

Muro anche tra Austria e Slovenia, sempre per lasciare fuori i disperati della rotta balcanica. L’Austria durante la costruzione ci ha raccontato che “si tratta di assicurare un ingresso ordinato e controllato nel nostro Paese, non di chiudere la frontiera” e i loro amici sloveni hanno fatto sapere che se serviranno costruiranno altri muri.

Nel 2016 è stata eretta una barriera alta 4 metri e lunga 200 tra Norvegia e Russia, costruita per evitare passaggi illegali, come li chiamano loro, che significa non avere a che fare con i poveri e con i disperati. Nel 2017 sono state costruite recinzioni fra le Repubbliche baltiche e la Russia. La Lituania ha costruito una barriera contro Russia e Bielorussia. La Lettonia sta ancora costruendo un muro che la protegga da Mosca.

Oppure la vergogna di Calais, in Francia: un muro di 4 metri è stato eretto per bloccare i migranti che tentano di raggiungere la Gran Bretagna passando attraverso il tunnel che scorre sotto La Manica o entrando nei camion che si imbarcano al porto.

Poi c’è il muro che non ha avuto nemmeno bisogno di mattoni: il mar Mediterraneo. Lì non si trovano nemmeno corpi impigliati perché se li ingoia l’acqua.

Intanto in Libia migliaia di migranti dormono per strada a Tripoli senza cibo, senza acqua, senza cure mediche e senza futuro. Due sono morti investiti da auto di passaggio di notte, uno è stato accoltellato l’altro ieri.

Ci si aspetterebbe almeno un po’ di ritegno, in mezzo a tutto questo rituale, di fronte alle immagini delle persone spostate come mandrie e randellate come bestie mentre Polonia e Bielorussa usano esseri umani come proiettili. Mentre anche quei confini vengono utilizzati come un implico diritto al muro.

Facciamo così. Commemorate il muro di Berlino con le fanfare e i discorsi ma almeno abbiate la dignità di non venirci a raccontare di essere usciti dall’incubo. L’Europa ha trasformato i confini in muri e li ha appaltati ai criminali. Commemorate ma non consideratevi assolti.

L’articolo originale scritto per TPI è qui