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Renzi e il suo travaglio

Danneggiato dal suo narcisismo, come accade a tutti i narcisisti, Renzi ha monopolizzato l’ennesima settimana. Sarà contento, lui: i narcisisti, anche quelli consapevoli di avere imbroccato il sentiero del fallimento, non riescono a trattenere la maledetta voglia di essere al centro del dibattito (illudendosi di esserne il centro) e accettano, nella curva discendente, perfino lo scherno. Purché se ne parli, dicevano: una massima sempre in voga, senza che qualcuno, una volta per tutti spieghi, che sia una cagata pazzesca.

Questa settimana abbiamo saputo un po’ di cose. Sappiamo, ad esempio, che Matteo Renzi pensava di mettere in piedi una temibile macchina da guerra impegnata nella controinformazione e nella propaganda guidata da Fabrizio Rondolino (l’articolo potrebbe giù chiudersi qui), che considera un «ottimo giornalista», come ha detto sornione ieri dalla Gruber. Non stupisce, non è questione solo di Renzi. Il potere ama i giornalisti che supini fanno da amplificatori. Accade da sempre, ovunque. Che sia una cosa schifosa e autoritaria ogni tanto ci dimentichiamo di ricordarcelo.

La macchina della propaganda aveva l’obiettivo di schedare e infangare gli avversari

La macchina della propaganda aveva tra i suoi obiettivi quello di schedare e di infangare gli avversari, con notizie intrinsecamente diffamatorie. Dice Renzi, l’ha detto ieri ospite da Lilli Gruber – dove ha collezionato la sua figura peggiore – che quella modalità è la stessa dei suoi avversari (riferendosi al M5S e a Il Fatto Quotidiano). Facciamo che gli crediamo. La notizia, però, è che Matteo Renzi è identico nelle modalità e nell’etica a quelli che lui considera i peggiori sulla faccia della Terra. Anche solo così è una notizia: Renzi certifica la sua convinzione che i fini giustifichino i mezzi. E questa cosa fa schifo, vale la pena ricordarselo.

Dove doveva avvenire tutto questo giochetto sporco? Su server stranieri, quindi non sottoposti alla legislazione italiana. Vi ricordate quando i giornalisti strepitavano per l’interferenza straniera sulla propaganda social di alcuni partiti italiani? È lo stesso. Con una differenza sostanziale: un ex presidente del Consiglio ha nella sua pletora di consiglieri qualcuno convinto che sfuggire alla legge del proprio Paese permetta più libertà. Lasciate perdere tutto il resto, le accuse di rimbalzo e le rivendicazioni, non fa già schifo così?

Ai tempi di Berlusconi dare del ladro a qualcuno era un modo per lenire le proprie colpe

Ai tempi di Berlusconi dare del pregiudicato a qualcuno era un modo per lenire le proprie colpe. Pensateci bene: se si riesce a dimostrare che tutti sono ladri, il ladro diventa meno colpevole, perché la colpa è generalizzata. Roba da terza media o giù di lì, solo che sentirla ancora come giustificazione fa schifo. Straordinario il passaggio in cui Matteo Renzi ci dice che ciò che conta è solo una condanna passata giudicato e non l’inopportunità. Per carità, è un’opinione legittima, così facendo Al Capone sarebbe solo un criminaluncolo. Ma, vabbè. Peccato che a Renzi non sia mai scappato «un pregiudicato!» Infilzato con posa da moschettiere a Berlusconi, al suo amico Verdini e a altri compagnucci della cerchia. Ripetere «pregiudicato» a un giornalista, in una trasmissione televisiva, ossessivo come un misero bot è garantista? Essere seriamente garantisti è un compito difficile: bisogna avere le spalle abbastanza larghe, perché poi si risulta incoerenti. E l’incoerenza, come la falsità o la piccolezza umana o l’insopportabile egocentrismo o l’abitudine a frequentare pessime persone, non sono un reato. Eppure fanno schifo.

Non è un reato nemmeno raccontare un balla in televisione (altrimenti il Parlamento sarebbe decimato) eppure Renzi che dice di avere creato «1 milione e 300mila posti di lavoro» è bugiardo. Durante il suo governo i nuovi occupati sono stati 540mila che si sono ritrovati a dover firmare e poi riformare microcontratti con meno tutele e diritti. Fingere di non saperlo fa schifo.

Renzi ha finto di voler parlare di vaccini, tirato fuori Prodi mentre gli si chiedeva di Bin Salman

Poi c’è il mancato collegamento con la realtà. Andare in una trasmissione, per chiarire cose scritte sul proprio conto e rigirare una puntata per parlare dei propri accusatori è una berlusconata del periodo peggiore. Renzi, che ieri fingeva di voler parlare di vaccini, è riprovevole. Riuscire a tirare fuori Prodi, mentre gli si chiede del tagliagole Bin Salman che fa a pezzi i giornalisti che non gli piacciono in un Arabia Saudita, è una mossa miserabile. A proposito: che pensa Renzi del regime saudita che taglia a pezzi i giornalisti? Perché questa cosa fa terribilmente schifo. E che pensa del fatto che la più grande autorizzazione per forniture all’Arabia Saudita di bombe, quasi 20.000, prodotte in Italia fu approvata quando Matteo Renzi era presidente del Consiglio? Non è bastata una trasmissione per saperlo. Forse a Renzi sfugge che dal suo amichetto saudita la trasmissione di ieri non sarebbe nemmeno andata in onda. Questo è il punto focale: possiamo permetterci di giudicare un politico dalle sue frequentazioni? Certo che sì. Se a Renzi non sta bene se ne faccia una ragione.

Renzi con il 2 per cento ha riportato Salvini al governo

A proposito: dice Renzi che loro con il 2 per cento hanno fatto fuori Salvini. Falso anche questo: con il loro 2 per cento hanno riportato Salvini al governo e perfino quel 2 per cento è un’illusione ottica, dovuta a una mossa parlamentare che non ha niente a che vedere con la politica. Il partito di Renzi esiste solo in Parlamento, perché Renzi (l’incoerente per natura, che contestava chi lasciava il PD senza dimettersi e chi si faceva il suo partito personale) ha fatto esattamente ciò che condannava, riuscendo ad aver un partito che ha più senatori che elettori.

Dice Renzi che fa il conferenziere e nessuna legge glielo vieta. Nessuna legge vieta nemmeno di giudicare la moralità di un politico che fa conferenze per un regime. Pari, patta. Renzi aggiunge che paga le tasse in Italia. Ci mancherebbe, dobbiamo ringraziarlo? Infine, l’amico del criminale riesce a chiamare «reddito di criminalità» una misura (giusta o sbagliata che sia) per combattere la povertà. Ha fatto bene a svelare le carte: Renzi odia i poveri, perché non hanno niente da offrirgli. Bene così.

Renzi e la metafora della rana e lo scorpione

Eppure gli sarebbe bastato poco. Gli sarebbe bastato prendere le distanze da quello che fa schifo e che è ronzato intorno a lui. Ma Renzi è così, come lo scorpione che uccide la rana, mentre gli sta facendo attraversare il fiume. È la sua natura. Ora attenti, sotto questo pezzo si scatenerà l’orda di «ce l’avete sempre con Renzi». Perché questi non si accorgono nemmeno che il dileggio sia l’unica arma (effimera, durerà ancora poco) per restare a galla. E che ciò su cui vale la pena riflettere è il Renzi che è in noi, ancora più di Renzi. E se l’avete già sentita applicata a Berlusconi, avete ragione: è esattamente quella.

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