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Vi ricordate quando andava di moda l’Afghanistan e le donne afghane chiedevano di non essere lasciate sole?

Vi ricordate quando andava di moda l’Afghanistan? Che bei tempi. Un Paese allo sfascio lasciato solo mentre i talebani conquistavano il potere rendendo farsesco oltre che inutile il superficiale e interessato processo di pacificazione dell’Occidente che aveva riempito le tasche dei signori della guerra e che vent’anni dopo ha lasciato l’Afghanistan sotto le stesse macerie in cui l’aveva ritrovato.

Chissà dove sono tutti quelli che hanno promesso che non avrebbero perso di vista la condizione delle donne afghane, condannate dal ritorno dei talebani a ripiombare in periodo oscuro senza diritti e senza voce, mentre da 66 giorni le ragazze non possono andare a scuola (tranne in 7 provincie su 34) e proprio ieri il governo afghano ha ufficializzato nuove restrizioni per le donne.

Le nuove linee guida rilasciate ai canali televisivi afghani infatti impongono alle giornaliste televisive di non apparire mai senza velo ma soprattutto le donne sono state bandite dalle fiction televisive, sparendo di fatto dall’intrattenimento più popolare nel Paese. E per non lasciare troppo adito all’appetito di libertà il governo ha deciso anche che saranno vietati i film stranieri (e quelli che “promuovono valori culturali stranieri”= uniformando di fatto la comunicazione televisiva ai principi della sharia e ai valori che i talebani stanno imponendo con apparente dolcezza all’interno del Paese.

Di fatto è un ritorno all’Emirato del 1996 (quello che aveva indignato e mobilitato tutto il mondo) solo che questa volta i talebani sono consapevoli che un ritorno morbido a quelle stesse restrizioni ne favorisce la credibilità internazionale, soprattutto in un momento in cui il Paese sta sprofondando in una crisi economica senza precedenti che lo costringerà a chiedere supporto finanziario agli altri Paesi. Un membro di un’organizzazione che rappresenta i giornalisti in Afghanistan, Hujjatullah Mujaddedi, ha dichiarato alla BBC che l’annuncio di nuove restrizioni è stato inaspettato e che le linee guida sono talmente vaghe che rischiano seriamente di mettere in pericola la sopravvivenza stessa delle emittenti televisive nel Paese. Chi non rispetta i nuovi diktat infatti rischia la chiusura di tutte le trasmissioni e la discrezionalità, si sa, è il metodo perfetto per l’autoritarismo.

Tutto questo accade mentre sono passati pochi giorni dall’omicidio di Frozan Safi, attivista e docente di economia che in questi mesi si era battuta per i diritti delle donne. È stata ritrovata con con la faccia stralciata da colpi di arma da fuoco: “c’erano ferite da proiettile dappertutto, troppe da contare, sulla testa, sul cuore, sul petto, sui reni e sulle gambe”, ha raccontato la sorella Rita. Con lei altre due donne sono rimaste uccise. I talebani, ovviamente, negano qualsiasi responsabilità.

Vi ricordate quando andava di moda l’Afghanistan e le donne afghane chiedevano di non essere lasciate sole? Sono sole. Sta accadendo progressivamente ciò che temevano. E ora?

L’articolo originale scritto per TPI è qui