Che spudorata tenerezza. L’Europa e gli Usa, che ora tremano per la nuova variante sudafricana, le hanno perfino trovato il nomignolo con la quindicesima lettera dell’alfabeto greco, quell’Omicron breve che forse vorrebbe essere un augurio. Chiudete gli aeroporti, si dicono al telefono, convinti che il mondo abbia una scala antincendio che permetta una discesa tranquilla anche nei più gravi casi di emergenza. Chiudono i porti, chiudono gli aeroporti, diventano torvi con gli altri (e gli altri erano cinesi, poi lodigiani, ora sudafricani) e non sanno che il virus viaggia veloce, come le merci ma senza bisogno di autostrade e pedaggi.
La miopia di chi è convinto di salvarsi blindandosi
Un’ora fa, scrivo e sono le 11 e 22, 61 persone sono arrivate a Amsterdam dal Sudafrica e sono tutte positive, ieri un paziente contagiato dalla variante Omicron è stato individuato in Belgio e la pandemia avrebbe già dovuto insegnarci che a meno che quello non abbia vissuto gli ultimi giorni surgelato avrà visto gente, ci avrà parlato, si sarà strusciato su passanti che l’hanno oltrepassato, se gli è andata bene avrà avuto pure un caldo contatto fisico. Anni di pandemia e dirigenti del mondo occidentale tribolano davanti alle sciagurate novità con lo sguardo corto di è convinto di potersi barricare e fare di tutti gli altri una periferia.
I ricchi stanno erogando più richiami di quante prime dosi siano usate nelle nazioni povere
La variante Omicron sudafricana avrebbero benissimo potuto chiamarla variante M come miopia, oppure E come egoismo o meglio ancora avrebbero potuto chiamarla S come stupidità. Sono mesi che si invita a ragionare su un mondo che no, non finisce al cancello del nostro cortile ma ha bisogno di essere curato con solidale eguaglianza per guarire, sono mesi che i Paesi più ricchi del mondo scrivono su carta intestata che il vaccino debba essere una sfida globale eppure l’Africa ha il 17 per cento della popolazione mondiale e il 3 per cento delle dosi di vaccino. Oggi nel mondo si somministreranno più terze dosi che prime dosi, i ricchi stanno erogando più richiami di quante prime dosi siano usate nelle nazioni dei poveri. Non è solo una questione di etica (che gliene fotte a questi dell’etica, nelle scuola la sostituirebbero volentieri con un’ora in più di catena di montaggio), è una questione di efficacia: credere di sconfiggere una pandemia globale (quindi interconnessa) con un disconnesso intervento in base al reddito è un’idiozia evidente fin dai primi mesi.
Il sovranismo sanitario non funziona e non funzionerà
Il programma Covax dell’Oms, con la sua solita liturgia del “che bravi i ricchi che aiutano i poveri a casa loro”, promette la vaccinazione del 70 per cento degli africani entro luglio 2022 ma con le sporadiche donazioni di qualche milione di dosi non si risolverà il problema. Pensateci, quale sindaco governerebbe la sua città vaccinando solo una parte dei suoi cittadini fino alla terza dose e lasciando indietro interi quartieri? Verrebbe preso per irresponsabile, cretino e in malafede. Sicuro. Quante altre ondate dovranno arrivare prima che qualcuno sottolinei l’immoralità di chi non liberalizza il brevetto del vaccino che può farci ripartire? La chiamano sudafricana ma la variante che riempie i giornali in queste ore ha il retrogusto del capitalismo, sempre lui, che tratta anche il Covid come un problema da risolvere per sé prima di dedicarsi agli altri. Siamo di fronte a un sovranismo sanitario che non funziona e non funzionerà: uscirci tutti insieme sarebbe stata l’unica illuminata e responsabile strada da perseguire. Lo capiranno tardi. Lo capiranno solo quando il virus intaccherà ancora più sensibilmente i loro soldi.
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