Avviso ai cani da tartufo che stanno spendendo questi ultimi mesi per scovare il percettore di 400 euro al mese di qualche reddito di cittadinanza magari senza meritarselo, avviso anche a quelli che dipingono un Paese trascinato dai tanti imprenditori onesti che rimangono strangolati da questi indolenti lavoratori che sognano solo il modo per poterli gettare sul lastrico e avviso per una certa classe politica che si sta spremendo per dirci che questo Paese precipita per colpa dei sussidi: mentre tutto il can can sui “furbetti” che riempiono i giornali costano 174 milioni di euro di truffe, ieri la Commissione europea ci ha raccontato che solo nel 2019 il tasso di evasione Iva è di 30,1 miliardi di euro.
I furbetti ci costano 174 milioni di euro, gli evasori Iva 30,1 miliardi
Centosettantaquattro milioni contro 30,1 miliardi: si nota la differenza fin lì? E chissà che ne dicono tutti gli europeisti che si appuntano le stellette al petto e intonano peana dedicati all’Ue che l’Italia è prima in classifica per evasione Iva in valore nominale e sfiora il podio nella vergognosa classifica per maggior divario tra gettito previsto e riscosso con il 21,3 per cento, dietro solo a Romania (34,9 per cento), Grecia (25,8 per cento), Malta (23,5 per cento) e Lituania (21,4 per cento), tutti Paesi che qui dalle nostre parti vengono indicati come culle di imprenditoria bifolca mentre i nostri giocano a fare gli eccellenti. Pensate che se dovesse partire domani una campagna biliosa contro gli evasori ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta per scegliere tra i tanti casi di evasori processati e condannati su tutto il territorio nazionale, ci sarebbero perfino nomi eccellenti da mettere in prima pagina con tanto di foto facilmente riconoscibile e perfino il contorno di qualche vippismo. Non si dovrebbe nemmeno aspettare il presunto mafiosetto di quartiere rubapolli per sparare qualche editoriale indignato perché si potrebbe pescare nel mazzo degli uomini di successo che veneriamo tutti i giorni e ospitiamo in televisione per parlare di giovani anche se non sono giovani, di povertà anche se non sono mai stati poveri, di lavoro basso anche se non si sono mai sporcati le mani, di politica perché qui da noi vendere molto champagne dà il diritto di parlare di politica e mai una volta che parlino di evasione fiscale. Sarebbe un intervento spettacolare, magari in penombra come i collaboratori di giustizia.
Continuiamo a fare i forti con i deboli e gli agnellini con i forti
E chissà perché anche sulle truffe allo Stato non si riesce a uscire dallo schema del fare i forti con i deboli e poi diventare agnellini con i forti. Perché sarebbe curioso sapere come riescano a dormire coloro che hanno il sonno disturbato per il reddito di cittadinanza e intanto stanno in un Paese in cui le cifre dell’evasione costano 4 mia euro al secondo, 240 mila euro al minuto, un tassametro da 14 milioni e 400 mila euro all’ora. Immaginate di scriverlo così, di ripeterlo tutti i giorni in tutti i telegiornali, immaginate i “signora mia!” che di leverebbero dalle cucine. Perché seguendo poi il trucco della strumentalizzazione di cui abusano certi leader sarebbe fin troppo semplice applicare queste cifre agli ospedali che avremmo potuto attrezzare, agli asili che avremmo potuto costruire, alle ferrovie che avremmo potuto migliorare e così via in una lunghissima lagna che sicuramente farebbe presa diventando virale in men che si dica.
Quell’articolo dimenticato della Costituzione
Tanto che ci siamo, sarebbe che curioso sapere perché a nessuno venga voglia (è un lavoro complesso, è vero, ma i risultati migliori sono sempre figli di ragionamenti complessi) di sventolare la Costituzione (che va di moda solo se torna utile e che diventa un reperto se cozza con certi propositi) che all’articolo 53 dice che «tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva», discendendo direttamente dai principi costituzionali di solidarietà e uguaglianza, che della Costituzione sono gli articoli 2 e 3, mica delle note a fondo pagina. Però quello è un articolo pericoloso perché è lo stesso che afferma che il sistema tributario è informato a criteri di progressività, l’esatto contrario di ciò che da anni avviene qui in Italia dove i cultori della flat tax vengono indicati come progressisti dimenticandosi che sarebbero perfino incostituzionali.
Nel 2018 l’evasione fiscale è stata di 110 miliardi
E se tutto questo vi sembra poco allora potremmo allargare il discorso all’evasione fiscale generale: nel 2018 l’evasione fiscale in Italia è stata di quasi 110 miliardi di euro, 109,8 miliardi per la precisione. È la stima, in attesa della riforma fiscale, dell’ufficio studi della Cgia di Mestre, secondo cui il mancato introito vale oe 6 punti di Pil. «In ae parole, per ogni 100 euro di gettito versato all’erario da cittadini e imprese, 15 sono rimasti nei portafogli degli evasori», ha spiegato l’associazione. Chissà che qualcuno non provi un po’ di imbarazzo per quel suo accanimento al “piccolo colpevole” mentre con l’aa mano continua a lisciare la schiena del “grande”. I furbetti in Italia sono furboni con le spalle molto larghe e con le amicizia molto giuste.
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