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Nuovo cinema Locri

Leggete bene: «Un vero e proprio organismo associativo elevato a Sistema, che ruotava attorno all’illegale approvvigionamento di risorse pubbliche». È un passaggio delle motivazioni depositate dal Tribunale di Locri con cui vengono inflitti in Primo grado 13 anni e 2 mesi di carcere a Mimmo Lucano. Sì, lo so, sembra l’incipit del mandato di cattura contro Al Capone, ma su Riace e su Mimmo Lucano il senso della misura si è perso da un bel po’, fin da quando un sindaco povero di una città che era praticamente disabitata è diventato il nemico numero uno di tutti quei valenti sovranisti che promettono di difenderci dai poteri forti, dalla sostituzione etnica, dall’infido complotto mondiale, dal virus e poi se la fanno sotto per un paesello calabrese che diventa ristoro di un manipolo di disperati che decidono di arrogarsi il diritto di sperare.

Anche per la Procura Mimmo Lucano non si è arricchito

Il presidente del Tribunale di Locri, Fulvio Accurso, scrive una sentenza che i procacciatori di fiction pagherebbero a peso d’oro. Nel provvedimento si parla di un «sistema che si basava su una piattaforma organizzativa collaudata e stabile, che si avvaleva dell’esperienza e della forza politica che Lucano possedeva e che questi esercitava in forma padronale ed esclusiva, tanto da indurre tutti al silenzio». Dipingere Mimmo Lucano come portatore di «forza politica» significa, lo scrivo trattenendomi, non capire nulla di politica e confondere il rumore che fa la bile rovesciatagli addosso dai suoi nemici per protagonismo nazionale. Proviamo a dirlo in parole semplici: poiché dalla Procura non è stato trovato un solo soldo in giro (e Lucano è un poveraccio ancora peggio di prima che tutta questa storia iniziasse) la tesi per condannarlo si fonda su un presunto potere politico che Lucano avrebbe accumulato. Del resto i soldi, lo dice la sentenza, sono stati investiti in «creazione di progetti di valutazione del territorio».

Il Tribunale di Locri (Getty Images).

L’accusa di «strumentalizzazione dell’accoglienza per fini politici»

Anche il reato di rivalutazione del territorio è una grossa novità, in effetti. È una notizia da prima pagina di tutti i giornali l’individuazione del nuovo reato di «strumentalizzazione dell’accoglienza per fini politici» perché se dovesse essere applicato oggi stesso si svuoterebbe metà parlamento e, di sicuro, decapiterebbe gran parte dei partiti di centrodestra che aspirano a governare. Condannare Lucano per strumentalizzazione dell’accoglienza (vale la pena ripeterlo, senza avere intascato un solo centesimo) nel Paese in cui senza immigrazioni scomparirebbero i due principali leader della maggioranza e dell’opposizione significa non avere il minimo senso delle proporzioni. E che il Tribunale di Locri veda «assoggettamento» lì dove c’è un sindaco e ci sono asini che raccolgono i rifiuti, lascia immaginare che abbiano da parte enormi parole nascoste per raccontarci l’assoggettamento ‘ndranghetistico dove girano milioni.

“Condanna alle intenzioni” per l’ex sindaco di Riace

Qualcuno potrebbe obiettare che imbastire un processo vagheggiando «illeciti profitti» e «sostegno elettorale» nel paesino di Riace sia una tesi piuttosto spericolata ma il giudice si supera avvisandoci che l’ipotesi di un inesistente arricchimento personale sarebbe avvenuta «a fine carriera». Un processo alle intenzioni fa già schifo ma una condanna alle intenzioni è qualcosa di ributtante. E a dimostrare che dalle parti di Locri di politica ci capiscano molto poco lampeggiano quelle 9.779 preferenze prese da Lucano nell’ultima tornata elettorale per la Regione Calabria. Avete mostrificato un sindaco e poi l’avete condannato per le sembianze che gli avete appiccicato addosso. Un raccapricciante capolavoro.

Migranti accolti in Italia (foto Getty Images).

La condanna a Lucano più pesante di quella per strage di Traini

Fanno senso le parole della sentenza in cui si dice che «nulla importa che l’ex sindaco sia stato trovato senza un euro in tasca – come orgogliosamente egli stesso si è vantato di sostenere a più riprese perché ove ci si fermasse a valutare questa condizione di mera apparenza, si rischierebbe di premiare la sua furbizia, travestita da falsa innocenza, ignorando però l’esistenza di un quadro probatorio di elevata conducenza, che ha restituito al Collegio un’immagine ben diversa da quella che egli ha cercato di accreditare». Intanto pende un’indagine per caporalato (!) contro la moglie dell’ex Prefetto Michele Di Bari che fu il braccio armato per disinnescare Lucano e possiamo solo registrare che Luca Traini (il simpatizzante nazileghista che sparò a sette migranti) sia stato condannato per strage a 1 anno in meno rispetto alla condanna dell’ex sindaco di Riace. Mimmo Lucano si è talmente “arricchito” con l’accoglienza che non hanno trovato un centesimo. Festeggiano furiosamente quelli dei 49 milioni. Ah, a proposito, oggi è la Giornata internazionale del migrante. Auguri a tutti.

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