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Una Repubblica fondata sulla strage

Filippo Falotico aveva 20 anni. Viveva con la famiglia. Amava le gru. Appena aveva potuto, aveva cominciato a lavorare nell’azienda del padre che noleggia gru come montatore. Operaio specializzato. Marco Pozzetti era di Carugate in provincia di Milano. Aveva 54 anni. E poi c’era Roberto Peretto, di Cassano d’Adda (Milano), 52 anni. Tutti e tre sono morti sul colpo da una gru crollata a Torino per cause ancora da accertare che è collassata ribaltandosi in strada. Quasi miracolati due passanti: un uomo di 33 anni estratto vivo dalle lamiere della sua auto travolta da alcuni pezzi della gru, e una donna di 61 anni colpita da un calcinaccio. Le urla per strada dei passanti sono un inferno.

L’emergenza nazionale sono le morti sul lavoro di un sistema che va cambiato, che tutti dicono di cambiare e che non cambia mai. Ogni volta che qualcuno propone interventi di legge uno stuolo di imprenditori (e i loro camerieri in Parlamento) ci dicono che la sicurezza rallenta la loro dea Produttività. Ogni volta siamo qui, sempre, il giorno dopo a piangere. Passano gli anni e siamo sempre qui a discutere dei subappalti selvaggi, dei controlli che mancano, della “patente a punti” per la sicurezza delle imprese che Confindustria e compagnia bella ritengono “discriminatoria”. Tutti che parlano dei no vax e nessuno che si prende la briga di occuparsi dei no lex che stanno sui cantieri (mentre il doping dei cantieri li sta moltiplicando in tutta Italia).

Si parla della gru di Torino ma 3 giorni fa è  morto un operaio edile di 59 anni a Ischia, mentre lavorava in un cantiere di Forio; sulla statale Appia all’altezza di Massafra è morto un uomo di 51 anni mentre spostava una gru da un camion, Pierino Oronzo di 55 anni è morto ustionato nel Salernitano mentre stava effettuando lavori di posa di una guaina su un immobile, Adriano Balloi, 60 anni, di Tortolì, è rimasto incastrato sotto un escavatore.

«Abbiamo iniziato una vigilanza da qualche mese da cui risulta che oltre 9 imprese edili su 10 non sono regolari». Il dato è annunciato dal direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl), Bruno Giordano, intervistato dal Tg3 sulla sicurezza nei cantieri e le morti sul lavoro.

Bisognerebbe pubblicare anche le loro buste paga sui giornali, insieme alle foto. Bisognerebbe scrivere a caratteri cubitali anche i loro stipendi. Sempre che una busta paga ce l’abbiano davvero, poiché due di queste sei vittime lavoravano in nero.

Chissà se vedendo i loro stipendi quelli che contestano i lavoratori scesi in piazza o quelli che continuano a raccontarci che in Italia la gente si lamenta perché non ha voglia di lavorare non si vergognerebbero almeno un po’ di essere i mefitici cantori di una Repubblica fondata sulla strage.

Siamo a più di mille morti, quest’anno. La ripresa, qui da noi, la vedi nell’impennata delle vittime collaterali.

Buon lunedì.

Nella foto: Roberto Peretto, Marco Pozzetti e Filippo Falotico

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