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È morto Gianni Celati, trionfi e tumulti nel segno di Joyce

Joyce l’aveva nella giovinezza e nel destino. Nella notte tra il 2 e il 3 gennaio è morto in una casa di cura di Hove, vicino a Brighton dove viveva con la moglie Gillian Haley, Gianni Celati. Aveva 84 anni e tra i suoi ultimi lavori c’è proprio la nuova traduzione dell’Ulisse di Joyce edito da Einaudi nel 2013. Giovanni Celati, detto Gianni, nasce a Sondrio nel 1937 da genitori ferraresi. Una vita di «tumulto, fatta di sbagli ma altresì di cose bellissime, di passioni travolgenti», spiegò in un’intervista ad Antonio Gnoli per Repubblica. Come quando appena finito il liceo conosce in un campeggio estivo a Marina di Ravenna una ragazza tedesca che vuole a tutti i costi rivedere: gli amici fanno un colletta per pagargli il viaggio ad Amburgo dove si trattiene per nove mesi grazie al denaro spedito dal fratello Gabriele.

Joyce fu anche il soprannome che a Celati aveva dato, quando era studente universitario a Bologna, il suo professore Carlo Izzo. E proprio su Joyce sarà la sua laurea in letteratura inglese. Negli anni Sessanta comincia a scrivere articoli per alcune riviste letterarie e pubblico le sue prime traduzioni tra cui Futilità di William Gerhardie e Favola della botte di Jonathan Swift. Nel 1971 esordisce con il romanzo Comiche per Einaudi, nella collana sperimentale “La ricerca letteraria”, con una nota di Italo Calvino con cui Celati condivideva una feconda amicizia: «Quando Calvino veniva in Italia da Parigi, per andare a lavorare da Einaudi, una settimana al mese, mi telefonava tutti i giorni e ci scambiavamo idee. Io avevo la borsa di studio a Londra e viaggiavo con una macchina scassata: un camion mi aveva tamponato e la portiera mi arrivava fino alla spalla. Ma con quella macchina andavo avanti e indietro una volta ogni tre o quattro mesi e, passando da Parigi, mi fermavo a dormire da Calvino», raccontò a Nunzia Palmeri.

Sempre per Einaudi pubblicò Le avventure di Guizzardi (1972), La banda dei sospiri (1976) e Lunario del paradiso (1978) che si contraddistinsero per una voce che si scostava dai canoni scolastici di quegli anni. Le tre opere vennero in seguito raccolte nella trilogia Parlamenti buffi (Feltrinelli, 1989, premio Mondello 1990). Tornato in Italia si dedica all’insegnamento al Dams di Bologna con la cattedra di letteratura angloamericana (annoverando tra i suoi allievi Pier Vittorio Tondelli, Enrico Palandri, Andrea Pazienza e Freak Antoni) riprendendo anche l’attività di critico, studioso e traduttore di opere di James Joyce, Mark Twain, Joseph Conrad, Roland Barthes. Nel 1981 su invito del fotografo Luigi Ghirri collabora a una ricerca sul paesaggio italiano post- industriale. Nel 1985 torna alla narrativa con i racconti Narratori delle pianure edito da Feltrinelli con un cambio di stile che dall’intemperanza stralunata delle prime opere passa a una lingua apparentemente più semplice, legata all’oralità del territorio.

Abbandonata l’università per dedicarsi interamente alla scrittura Celati si trasferisce a Brighton, in Inghilterra affrontando lunghi viaggi in Italia e in Africa, pubblicando taccuini di viaggio come Avventure in Africa (Feltrinelli, 1998, premio Comisso), e poi racconti come Cinema naturale (Feltrinelli, 2001, Premio Chiara), Fata Morgana (Feltrinelli, 2005, Premio Selezione Campiello, Premio Napoli, Premio Flaiano) e Vite di pascolanti (Nottetempo, 2006, premio Viareggio). Celati si è dedicato anche alla trascrizione di grandi classici (L’Orlando Innamorato raccontato in prosa, Einaudi, 1994; Le disgrazie di Ulisse. Due canti dell’Odissea raccontati in prosa, 2000) e ha spaziato come autore e regista in film documentari come Strada provinciale delle Anime (1991), Il mondo di Luigi Ghirri (1999), Case sparse. Visioni di case che crollano (2003) e Diol Kadd. Vita, diari e riprese in un villaggio del Senegal (2010). Scriveva Celati che «ognuno corre dietro a certe illusioni e nessuno può farne a meno, perché tutto fa parte d’uno stesso incantesimo». La sua opera nel 2016 è stata raccolta nella collana “I Meridiani” di Mondadori curata da Marco Belpoliti e Nunzia Palmieri.

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