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Ve lo ricordate l’Afghanistan?

Vi ricordate tutte le belle parole sull’Afghanistan quando arrivarono i talebani e quando tutto il mondo si dichiarava pronto ad accogliere le persone in difficoltà, persino i più ostici sovranisti? Per sapere cosa stia facendo l’Italia si può leggere l’ordinanza del Tribunale di Roma che già il 21 dicembre ha sancito il diritto di entrare in Italia per proteggersi dal rischio di diritti umani gravemente compromessi. ll caso riguarda due afghani che erano giornalisti sotto il precedente governo in Afghanistan e impegnati in varie attività culturali.

L’Associazione italiana per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) ha scritto un comunicato durissimo: «Nonostante la chiarezza dell’ordinanza, la Farnesina sta opponendo una strenua quanto inaccettabile resistenza, proponendo dapprima ai ricorrenti di entrare a far parte dei corridoi umanitari (che ancora devono essere attivati e dunque attendendo mesi se non anni!) e poi di dimostrare con idonea documentazione il percorso di accoglienza e integrazione in Italia con adeguata copertura finanziaria», ha affermato l’Asgi. Le richieste sono inaccettabili perché «fingono di ignorare non solo che già una cittadina italiana ha offerto la propria disponibilità ad ospitare i due giovani afghani, ma anche che ogni richiedente asilo, nel momento in cui diventa tale, ha diritto all’accoglienza pubblica se privo di risorse proprie ed è un obbligo dello Stato renderlo effettivo».

Il Tribunale di Roma ha accolto poi lo scorso 14 gennaio il nuovo ricorso dei due riconoscendo che la Farnesina aveva tentato di eludere il suo precedente provvedimento. In sostanza un tribunale riconosce che un Ministero non rispetta la legge. Tutto questo accade nei confronti degli afghani che il governo si prometteva di “salvare”.

L’associazione ha affermato che «i giovani afgani hanno subito chiesto ancora una volta al tribunale di Roma di sapere esattamente come sarebbe stata attuata l’ordinanza di dicembre [e] il 14 gennaio 2022 il tribunale ha ritenuto che il ministero avesse tenuto un comportamento elusivo dell’ordinanza giudiziaria e ordinato il rilascio di visti umanitari entro dieci giorni». L’Asgi sottolinea anche come i due afgani potevano beneficiare del visto italiano «esclusivamente sulla base di ragioni umanitarie o obblighi internazionali [che] non possono essere collegati a condizioni aggiuntive». L’associazione sostiene infine che «con tale decisione [del tribunale] viene di fatto respinto il tentativo del ministero di imporre una privatizzazione dell’accoglienza di chi fa ingresso in Italia con visti per motivi umanitari accollandola interamente sui privati, nonostante tale accoglienza sia un obbligo per lo Stato in forza di precise disposizioni europee, che la finanziano»

Insomma, ve lo ricordate l’Afghanistan?

Buon venerdì.

In foto, persone accalcate all’esterno di un ufficio passaporti del governo afghano a Kabul

Per approfondire, Left del 24 dicembre 2021

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