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L’Italia finanzia l’orrore: un miliardo di euro per torturare i migranti

«Molto del male viene compiuto da persone che non si decidono mai ad essere buone o cattive», scriveva Hannah Arendt. E forse si potrebbe partire da qui per celebrare il tragico accordo tra Italia e Libia che il 2 febbraio del 2017 venne firmato dall’allora ministro dell’Interno Marco Minniti – c’era il governo Gentiloni – e il Primo ministro libico Fayez al-Sarraj per la gestione dei flussi migratori. L’Ue aveva cominciato a collaborare con la cosiddetta Guardia costiera libica nel 2016 (anno in cui sono iniziati i respingimenti illegali dei migranti riportati in Libia), la cooperazione si è rafforzata con il Memorandum d’intesa del 2017 ed è stato sancito con l’adozione della Dichiarazione di Malta firmata dai leader dell’Ue a La Valletta solo il giorno dopo.

Gli accordi costituiscono la base per una cooperazione continua che affida il pattugliamento del Mediterraneo centrale alle guardie costiere libiche fornendo motoscafi, un centro di coordinamento marittimo e formazione. Gli accordi sono stati seguiti dalla creazione di un’ampia area di mare dove la Guardia Costiera libica ha il compito di coordinare le operazioni di ricerca e soccorso. Questi accordi, finanziati in modo schiacciante dall’Ue, da allora hanno consentito alle autorità libiche di sbarcare le persone intercettate in mare in Libia, nonostante sia illegale riportare chiunque in un luogo dove subiscono gravi abusi. Secondo Amnesty International sarebbero almeno 82mila le persone intercettate in mare e rimpatriate in Libia negli ultimi cinque anni: «Uomini, donne e bambini rimpatriati in Libia – scrive Amnesty International – devono affrontare detenzioni arbitrarie, torture, condizioni di detenzione crudeli e disumane, stupri e violenze sessuali, estorsioni, lavori forzati e uccisioni illegali. Invece di affrontare questa crisi dei diritti umani, il governo libico di unità nazionale (Gnu) continua a facilitare ulteriori abusi e rafforzare l’impunità, come illustrato dalla sua recente nomina di Mohamed al-Khoja a direttore del Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale (Dcim). Al-Khoja in precedenza aveva il controllo effettivo del centro di detenzione di Tariq al-Sikka, dove sono stati documentati estesi abusi».

In un rapporto del 17 gennaio 2022, il Segretario generale delle Nazioni Unite ha detto di provare una “grave preoccupazione” per le continue violazioni dei diritti umani contro rifugiati e migranti in Libia e ha confermato che “la Libia non è un porto di sbarco sicuro per rifugiati e migranti”. Nonostante ciò, un rapporto interno del comandante dell’operazione navale dell’Ue Eunavfor Med Irini, trapelato dall’Associated Press il 25 gennaio 2022, conferma i piani per continuare i programmi di rafforzamento delle capacità per le guardie costiere libiche. Ma quanto costa tutto questo? «Il nostro Paese continua a rendersi complice, finanziando la Guardia Costiera o altre autorità libiche palesemente conniventi con i trafficanti di esseri umani. – ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia – Dalla firma dell’accordo l’Italia ha speso la cifra record di 962 milioni di euro per bloccare i flussi migratori in Libia e finanziare le missioni navali italiane ed europee. Una buona parte di questi soldi – più di 271 milioni di euro – sono stati spesi in missioni nel paese, contribuendo a determinare le condizioni per una sempre più lucrosa industria della detenzione, fatta di tratta di esseri umani, sequestri, abusi di ogni genere.

Su 32 mila migranti riportati indietro dalla Guardia Costiera libica solo l’anno scorso, al momento si ha notizia di 12 mila persone che si trovano in 27 centri di detenzione ufficiali, mentre degli altri 20 mila si sono perse le tracce». 32,6 milioni di euro sono stati destinati alla Guardia Costiera libica dal 2017 dai Governi che si sono succeduti in Italia, di cui 10,5 milioni solo nel 2021 (con un aumento di mezzo milione). Un miliardo di euro per respingere disperati al costo di 10mila dollari l’uno: chissà che a qualcuno non venga in mente cosa sarebbe stato possibile realizzare con quei soldi in termini di lavoro o di salute pubblica. Uno spreco di denaro pubblico che in più concima anche la violazione dei diritti umani. Non serve altro per definire il fallimento politico. L’attuale accordo dell’Italia con la Libia scade nel febbraio 2023 ma si rinnoverà automaticamente per altri tre anni a meno che le autorità non lo annullino prima di novembre. In attesa del prossimo vergognoso anniversario.

L’articolo L’Italia finanzia l’orrore: un miliardo di euro per torturare i migranti proviene da Il Riformista.

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