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Cingolani fa ripartire le trivelle in barba agli appelli delle associazioni ambientaliste

Quindi in Italia ripartono le trivelle, dopo oltre due anni di moratoria, con la firma del ministro che avrebbe dovuto essere l’alfiere della transizione ecologica e invece ogni giorno di più si dimostra l’alfiere del passato, il cultore di un ecologismo di facciata che qui da noi siede addirittura tra i banchi del Governo.

L’11 febbraio il MiTE ha approvato il Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai), la mappa delle zone in cui è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, sia in mare che a terra. Il ministro Cingolani continua a ripetere che le attività saranno limitate al gas escludendo il petrolio ma basterebbe mettere in fila le sue dichiarazioni da quando è al governo per comprendere la preoccupazione delle associazioni ambientaliste.

Secondo i criteri del Pitesai il 42,5% del territorio nazionale è considerato area idonea per le trivelle. 11,5% delle aree marine (concentrate nel Canale di Sicilia, lungo le coste dellAdriatico fra le Marche e lAbruzzo, quelle di fronte alla Puglia e nel golfo di Taranto, e alcune zone allaltezza di Venezia) sono disponibili. Ma il Pitesai dà soprattutto il via libera alla pratica dell’air gun, una tecnica di ispezione dei fondali marini che prevede, ad intervalli molto ravvicinati fra loro, di sparare aria compressa nelle acque marine. La tecnica è molto criticata perché le onde generate dalla pistola ad aria” interferisce con il comportamento della fauna marina, in particolare dei cetacei.

Si tratta di un approccio diametralmente opposto a quello suggerito da Legambiente, da Wwf e da Greenpeace che il ministero avevo coinvolto nel processo di definizione del Pitesal fin dal 2019. Le associazioni lamentano il rilascio delle nuove autorizzazioni e chiedono al governo almeno di stralciare alcune aree, tra mare e terra, dove la produzione è residuale (si estrae solo il 4% della produzione nazionale di gas, pari a 3 mld di m3) o sono limitrofe a zone protette ed ecosistemi fragili.

Secondo Enzo Di Salvatore, del coordinamento No Triv, anche il vincolo alla sola estrazione di gas e non di petrolio è tutt’altro che solido poiché contrasta con altre leggi vigenti (che non sono state modificate) e perché è impossibile sapere a priori che tipo di giacimenti si andranno a rinvenire. Per Greenpeace Italia il Pitesal è un piano completamente inutile nell’ottica della decarbonizzazione: «Se lobiettivo è davvero decarbonizzare leconomia entro il 2050, per farlo devi partire da un punto A e muoversi verso un punto B, che non prevede lestrazione e il consumo di gas metano. Oggi, lItalia parte dal punto A per tornare al punto A. È finzione, non Transizione Ecologica», dice Alessandro Gianni, direttore scientifico delle Campagne di Greenpeace Italia.

Voi vi fidereste di Cingolani, davvero?

L’articolo originale scritto per TPI è qui